Dopo il grave incidente mortale di Turbigo, in cui ha perso la vita una settimana fa un bambino di otto anni, cadendo con la bicicletta nel Naviglio, il presidente del Consorzio Est Ticino Villoresi Alessandro Folli raccomanda prudenza nel percorrere le alzaie e spiega perchè non ci sono barriere.
“A fronte della richieste di dotare le strade alzaie di barriere, è necessario ribadire l’impossibilità oggettiva di applicare parapetti lungo l’intero reticolo, considerata la sua lunghezza complessiva di oltre 4.000 km, di cui oltre 230 di canali principali”: commenta così Alessandro Folli, che non nasconde il profondo dispiacere per la tragedia che si è consumata a Turbigo.
“Rispetto il dolore della famiglia del piccolo Yousaf, per la grave perdita che sta vivendo, ma in questi giorni ho sentito e letto molte opinioni che disegnano un quadro poco obiettivo della vicenda. Nonostante lo sviluppo degli utilizzi non irrigui, connessi con una fruizione del reticolo a fini turistico-ricreativi, che fa sì che le strade alzaie siano sempre più al centro di frequentazione da parte di pedoni e ciclisti, questi passaggi nascono con una differente finalità, strumentale alla gestione dei canali: le strade alzaie devono infatti primariamente consentire il lavoro di manutenzione e di servizio, oltre che il passaggio dei mezzi consortili impegnati in tali attività”, precisa Folli dal Consorzio che gestisce e regola le acque, oltre che del Canale Villoresi, anche dell’intero Sistema Navigli.
Il presidente nel suo intervento ha assicurato che ogni volta che è stato possibile, anche in termini di spesa, provvedere alla sicurezza dei canali, il Consorzio l’ha fatto, mentre “la posa di barriere protettive, quasi del tutto assenti nel resto d’Europa, è da concordare con le Soprintendenze, comporta aggravi nelle operazioni di mantenimento e pulizia e, oltre a costituire costante oggetto di atti vandalici, non è sempre possibile considerata la larghezza media delle strade alzaie”.
Per evitare incidenti è necessario accedere alle alzaie in modo responsabile, nel rispetto delle regole. Nel caso specifico di Turbigo, il tratto di Naviglio Grande interessato dall’incidente è in concessione al Comune, come lo sono numerosi tratti di strada alzaia presi in concessione da parte di enti locali e altri soggetti, per renderli fruibili dalla cittadinanza.
Nel frattempo, a seguito della disgrazia del bambino caduto, è stata aperta un’inchiesta per omicidio colposo contro ignoti, come deciso dalla Procura di Busto Arsizio, mentre si cerca di capire se ci sono responsabilità da parte delle istituzioni che gestiscono quel tratto di Naviglio, o se molto ha fatto il comportamento personale.