Sono quindici gli indagati nell’inchiesta su presunte morti sospette all’ospedale di Saronno (Varese). I principali indagati sono il viceprimario del pronto soccorso Leonardo Cazzaniga, la sua compagna e infermiera Laura Taroni (entrambi arrestati e accusati in concorso della morte per avvelenamento da farmaci del marito della Taroni e, solo Cazzaniga, di altri quattro decessi in ospedale) e altri medici, indagati a vario titolo per omessa denuncia, favoreggiamento e falso ideologico. Una delle 15 posizioni potrebbe essere stralciata: si tratta di una parente di Laura Taroni, l’infermiera arrestata, accusata di omessa denuncia.
Oggi ci sono stati nuovi interrogatori. Si è avvalso della facoltà di non rispondere Nicola Scoppetta, il primario del pronto soccorso indagato per omessa denuncia e favoreggiamento. Il medico non si è presentato legittimamente in caserma dove era stato convocato, a seguito di precisi accordi con la Procura di Busto Arsizio. “Non ho nulla da dire”, ha replicato il suo legale, Maurizio Pellicciotta.
Si è avvalso della facoltà di non rispondere anche Fabrizio Frattini, l’anestesista responsabile dell’unità di emergenza urgenza dell’ospedale, anche lui indagato per omessa denuncia e favoreggiamento. Il professionista, componente della commissione interna dell’ospedale di Saronno a cui arrivarono le denunce degli infermieri sul presunto comportamento illecito di Cazzaniga, si è presentato in caserma a Saronno nel primo pomeriggio, accompagnato dal suo avvocato Gianluigi Tizzoni, dove ha scelto di non rispondere agli inquirenti.
Indagata per omessa denuncia anche Elena Soldavini perché non avrebbe presentato un formale esposto di quanto sarebbe venuta a conoscenza sulle morti sospette dei familiari dell’infermiera arrestata, Laura Taroni.
Le intercettazioni – Elena Soldavini sarebbe l’autrice insieme ad un’infermiera di un esposto anonimo depositato a Cantù su morti sospette nella famiglia Taroni. Secondo le carte giudiziarie è stata intercettata mentre commentava con un’altra infermiera un episodio ritenuto significativo dagli inquirenti, per dimostrare che Leonardo Cazzaniga, arrestato anche per quattro morti sospette nel pronto soccorso a Saronno, avrebbe utilizzato un suo campione di sangue per poi spacciarlo come quello del marito della compagna Laura Taroni.
Nelle carte si legge la dottoressa riferirsi alle parole del dottor Nicola Scoppetta, primario del pronto soccorso di Saronno e indagato: “gli ho detto scusa ma che cosa stai dicendo? E’ venuto qua con le provette, lui, anche lui medico, anche lui pubblico ufficiale che porta qua le provette di uno fatte da casa, addirittura se… se l’è prelevato figurati! E pensi che lui non c’entri in questa cosa gli faccio? Ma cosa stai dicendo?”.
L’infermiera le risponde: “il problema è che non sono state tenute e quindi chiaramente come fai a dire che era il suo sangue”. Poi continua: “E che è la nostra parola … cioèdi chi lo ha visto contro quella di chi … la sua. Perché alla fine come si fa a dire che quel sangue non era di Massimo? Le avranno buttate via le provette”.
La dottoressa prosegue: “E non lo so … è ovvio qua ci sono un sacco di indizi pero voglio dire se lei e (un’infermiera) lo hanno visto che si prelevava il sangue e glielo ha dato cioènon è che ci sono molti dubbi voglio dire”. Poi aggiunge: “sul fatto che quel sangue lì non fosse del marito; anche perche, diciamo la verità, se il marito non era qui ed era a casa, come cazzo facevano ad andare a casa e riportare la provetta in venti minuti o quello che è? (…) ascoltami io sono convinta che gli elementi e gli indizi sono talmente tanti e talmente pesanti che la conclusione non può essere che una! E qualsiasi giudice prenderà sta scelta, punto e stop, va bene?!”.
Secondo quanto risulta agli atti, una delle infermiere presenti in pronto soccorso, avrebbe successivamente confermato di non aver mai visto il marito della Taroni in ospedale per un prelievo ma di non aver allo stesso tempo visto Leonardo Cazzaniga prelevarsi il sangue
(FONTE ANSA)