Il fiume Po è in secca, con lo stesso livello idrometrico della scorsa estate ad inizio agosto, per effetto della lunga assenza di precipitazioni. Lo comunica la Coldiretti, lanciando l’allarme siccità al Nord proprio all’inizio della primavera, quando le coltivazioni hanno bisogno di acqua per crescere.
Le osservazioni della Coldiretti sono il frutto di un monitoraggio condotto sul più grande fiume italiano, in occasione ieri, lunedì 22 marzo, della Giornata mondiale dell’Acqua (World Water Day), istituita dalle Nazioni Unite nel 1992.
Come sottolinea la Coldiretti, si tratta della conferma dei cambiamenti climatici in atto che hanno cambiato soprattutto la distribuzione temporale e geografica delle precipitazioni, come dimostra la forte ondata di maltempo in atto nel meridione con bufere di neve e pioggia mentre al Nord continua a splendere il sole.
Come si legge in una nota, al Ponte della Becca il livello idrometrico del fume Po è di -2,6 metri, praticamente lo stesso di agosto 2020, con una situazione di magra che si registra in tutti i principali fiumi del bacino come l’Enza che è vicino al minimo storico o il fiume Savio. “La stato del più grande fiume italiano è in realtà rappresentativa di una situazione di carenza idrica che riguarda anche il lago di Como, che a Malgrate si trova sotto la media del periodo con un livello di riempimento del 12%. La sofferenza idrica al Nord mette a rischio le operazioni di semina delle principali coltivazioni come il mais e la soia necessarie per l’alimentazione degli animali in stalla ma anche le piantine di barbabietola sono già in campo. La mancanza di acqua a fine inverno preoccupa l’agricoltura poiché le riserve idriche sono necessarie per i prossimi mesi quando le colture ne avranno bisogno per crescere. Un fenomeno che si ripete nel tempo come conferma il fatto che in Italia mancano 5 miliardi di metri cubi di acqua rispetto a 50 anni fa, come rilevato dall’ANBI, l’Associazione nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue”.
Eventi climatici estremi, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal maltempo alla siccità stanno caratterizzando il clima, e la mancanza di acqua rappresenta l’evento climatico avverso più rilevante per l’agricoltura italiana, con un danni stimati in media in un miliardo di euro all’anno soprattutto per le quantità e la qualità dei raccolti.
“Per risparmiare l’acqua, aumentare la capacità di irrigazione e incrementare la disponibilità di cibo per le famiglie, abbiamo elaborato e proposto per tempo un progetto concreto immediatamente cantierabile. Si tratta di un intervento strutturale reso necessario dai cambiamenti climatici caratterizzati dall’alternarsi di precipitazioni violente a lunghi periodi di assenza di acqua, lungo tutto il territorio nazionale”, spiega il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini.
Il progetto prevede la realizzazione di una rete di piccoli invasi con basso impatto paesaggistico e diffusi sul territorio, privilegiando il completamento e il recupero di strutture già presenti, progettualità già avviata e da avviarsi con procedure autorizzative non complesse, in modo da instradare velocemente il progetto complessivo e ottimizzare i risultati finali. L’idea è di “costruire”, senza uso di cemento per ridurre l’impatto l’ambientale, laghetti in equilibrio con i territori, che conservano l’acqua per distribuirla in modo razionale ai cittadini, all’industria e all’agricoltura, con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione.