Ricorrono oggi, mercoledì 26 aprile, i trentasei anni dal disastro nucleare alla centrale di Chernobyl, tutt’oggi al centro di forti preoccupazioni.
Nell’aprile del 1986, come oggi, un reattore smise di funzionare incendiandosi, e provocando la diffusione di un’onda radiottiva pari all’esplosione di venti bombe atomiche. Soltanto la posa di due cosiddetti sarcofagi di cemento bloccò l’attività fuori controllo della centrale.
Ma il materiale radioattivo di Chernobyl, nel locali della centrale, nel terreno tutto intorno, nelle abitazioni abbandonate dei cittadini fuggiti, ha ancora una carica nociva molto potente, che è stata riportata nell’aria dai soldati russi quando hanno occupato a febbraio il sito nucleare. Disinformati sui rischi e sui livelli di radioattività, anche perchè troppo giovani per avere una piena consapevolezza di quanto accadde nel 1986, i soldati hanno scavato trincee attorno alla centrale e rubato suppellettili, portando via con sé materiale radioattivo, ed innalzando i livelli di radioattività in tutto il circondario, che oggi sono di nuovo del tutto anormali, proprio come trentasei anni fa. Fonti vicine all’invasione russa di Chernobyl, raccontano che le truppe di Putin hanno compreso il rischio che stavano correndo soltanto all’insorgenza di alcuni terribili effetti sulla loro salute.