All’indomani dell’esperimento giudiziale, effettuato ieri, mercoledì 27 aprile, nel forno della Fonderia Gonzini di Provezze, a Provaglio d’Iseo, in provincia di Brescia, per stabilire se il corpo dell’imprenditore Mario Bozzoli sia stato fatto sparire nel metallo fuso, dopo che di lui non si hanno più tracce dal 2015, si sollevano ripercussioni e commenti anche oggi, da parte degli animalisti che hanno cercato di evitare tale prova.
Nelle scorse ore è stato diffuso un comunicato congiunto, firmato dalle associazioni Meta Parma, Avi Parma, “Salviamo i macachi di Parma”.
Il maiale Cuore usato per l’esperimento era un cucciolo. Scelto tra i maiali morti di cause naturali, come è stato dichiarato. Gli animalisti ribattono: non esiste nessuna morte naturale negli allevamenti. L’animale è stato bruciato in un forno fusorio, inserito nel forno e bruciato a più di 800 gradi e poi lasciato a mollo in un fluido di metallo fuso, finchè del suo corpo non è rimasto più nulla. Il maialino è stato calato nel bagno di metallo fuso alle 15.10 dal proprietario della fonderia, non producendo nè scoppi, nè alcuna fumata con un corpo così piccolo, ma diffondendo soltanto odore di carne bruciata. E’ questo l’esito dell’esperimento giudiziale voluto dalla Corte di Assise di Brescia, nonostante le numerose proteste di associazioni e cittadini.
Scartata l’ipotesi iniziale che prevedeva di utilizzare un maiale di circa 80/85 chili, ovvero quanto pesava Mario Bozzoli al momento della sua scomparsa, per l’esperimento è stato bruciato un maialino di circa 13 chili, un cucciolo, in un forno più piccolo rispetto a quello della fonderia di Marcheno. Era un cucciolo rinchiuso in un allevamento, ed è stato dichiarato scelto tra quelli morti per causa naturale. “È inaccettabile: gli animali negli allevamenti non muoiono mai per cause naturali, la loro è sempre una morte indotta, soppressi perchè malati o deceduti a causa della reclusione e delle condizioni in cui sono costretti a vivere. Dire che questo maialino è morto di cause naturali è come ucciderlo due volte”, dicono le associazioni.
E ancora: “Era un cucciolo, e vogliamo che il suo sacrificio non sia vano, e che possa servire ad aiutare tutti gli altri animali rinchiusi negli allevamenti e nei laboratori di sperimentazione che, come Cuore, sono esseri senzienti e hanno diritto alla loro vita e alla loro libertà. Non c’è schiavitù peggiore di quella che viene ignorata”.