La legge che legittima il “divorzio” in Italia compie oggi 50 anni: mezzo secolo è trascorso da quell’1 dicembre del 1970, che aprirà nel Paese un periodo di profondi cambiamenti sociali.
Il primo passo verso tutte quelle riforme che, scardinando antichi privilegi patriarcali, porteranno a una forte presa di coscienza e all’acquisizione di quei fondamentali diritti civili per alcuni dei quali si lotta ancora oggi.
Ed è grazie alla legge sul divorzio promulgata dai parlamentari Loris Fortuna (PSI) e Antonio Baslini (PLI), che dal 1975 con il nuovo diritto di famiglia, decadranno la “patria potestà”, consentendo la parità dei coniugi nella coppia, e la discriminazione dei figli nati fuori dal matrimonio.
Faranno seguito nel 1978 la legge sui consultori e la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza, quindi nel 1981 la legge che cancella “il delitto d’onore”.
Una stagione di lotte e profondi cambiamenti quella degli anni ’70, una vera e propria rivoluzione sociale e culturale che l’Italia doveva mettere in atto, permettendo l’avanzare della democrazia a favore di tutti i cittadini.
Tuttavia, la strada per ottenere la definitiva validità della legge Fortuna-Baslini fu in salita: nonostante fosse stata votata da un larghissimo schieramento politico che mise in minoranza DC e MSI, si trovò a fare i conti con un referendum dopo soli quattro anni, richiesto dagli stessi partiti messi in minoranza.
Il tentativo di abrogazione della legge Fortuna-Baslini terminò con il 60% degli italiani contrari chiamati al voto, ratificando così definitivamente la legge sul divorzio. Una data storica da ricordare che metteva fine finalmente a matrimoni infelici, spesso violenti, e salvaguardava il diritto di scelta soprattutto delle donne.