Quattro anni fa, in una calda giornata di giugno il giovane Musa Juwara originario del Gambia sbarcava in Sicilia, da solo, senza genitori dopo aver attraversato il Mediterraneo su un barcone carico di persone che cercavano nuova vita in Italia.
Lui era uno dei tanti ragazzi, più di 25mila che nel 2016 raggiunsero da soli le coste italiane, durante i cosiddetti “viaggi della speranza”. Classe 2001, non ancora sedicenne, i genitori lo hanno fatto imbarcare su uno dei gommoni in cerca di un futuro migliore.
Musa inizia a giocare a calcio: gioca da autodidatta, ha talento e nel centro di accoglienza di Ruoti, in provincia di Potenza dove è stato accompagnato dopo lo sbarco sulle coste messinesi, è stato notato dall’allenatore della Virtus Avigliano, che è rimasto colpito dal talento del giovane ghanese e lo prende a cuore, chiedendo di diventarne genitore affidatario.
Inizia così la favola di Musa, notato nel 2017 dal Chievo, acquistato per giocare nella primavera della squadra veronese. Successivamente passa in prestito al Torino, esordendo nel torneo di Viareggio, dove segnerà tre goal in tre partite ufficiali della primavera.
Tornato a Verona nel 2019 esordisce in Serie A, e in seguito a questo fortunato esordio è stato notato da Sinisa Mihajlovic che lo vuole a Bologna collocandolo immediatamente in prima squadra. Domenica scorsa, il 5 luglio, a San Siro contro l’Inter si completa la straordinaria favola di questo giovane talento africano che con il suo primo goal in serie A nel tempio del calcio milanese, il via alla rimonta del Bologna con conseguente vittoria finale.
S. R.