E’ accaduto ieri all’ospedale San Gerardo di Monza e il tragico epilogo di una vita stroncata dal morbillo, in tenera età, porta alla ribalta la questione delle vaccinazioni obbligatorie.
Il piccolo, già malato di leucemia, ha preso il morbillo, come sembra, contagiato dai suoi fratelli non vaccinati, come ha riferito in serata l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera.
Per le sue condizioni di salute già precarie, le complicazioni del morbillo sul bambino hanno avuto effetti irrimediabili, fino alla sua morte.
“Soltanto l’immunità di gregge avrebbe salvato il piccolo. La storia di questo bambino affetto da leucemia è l’esempio di come la cosiddetta “immunità di gregge”, vale a dire la vaccinazione diffusa, sia fondamentale per la protezione di coloro che, per la loro malattia o per lo stato di trattamento in cui si trovano, non sono protetti, anche quando fossero vaccinati dal morbillo così come da altre malattie infettive”.
Secondo alcune fonti, la famiglia avrebbe scelto non far vaccinare i due figli più grandi, nonostante il più piccolo avesse un sistema immunitario compromesso, non in grado di difenderlo da eventuali infezioni.
Il bambino era affetto da una forma di leucemia che oggi ha probabilità di guarigione all’85% dei casi, ma il morbillo gli ha procurato un peggioramento delle condizioni respiratorie. Ha ribadito l’assessore Gallera: “Soltanto l’immunità di gregge, cioè la vaccinazione di oltre il 95% dei bambini, è l’unico modo per tutelare soggetti immunodepressi o che hanno contratto malattie come nel caso del piccolo del San Gerardo, che per queste ragioni non possono vaccinarsi”.