Particolare momento informativo nella mattinata di sabato 15 marzo, quando al Castello di Legnano l’Associazione “60milavitedasalvare” Altomilanese ODV ha presentato un nuovo progetto, per il salvataggio sempre più tempestivo delle persone colpite da arresto cardiaco.
L’occasione ha permesso anche di compiere un passo indietro nel tempo, per spiegare come ha avuto inizio l’impiego della corrente elettrica ancora oggi alla base del funzionamento dei defibrillatori.
Come ha raccontato Mirco Jurinovich, presidente dell’associazione, la storia dei primi DAE ha origini antiche. Oggi la cultura dei noti dispositivi salvavita si sta diffondendo con successo, ma la strada è ancora lunga, in mancanza dell’applicazione delle norme previste dalla legge 116/2021, da più di tre anni in attesa dei decreti attuativi. Più precisamente, a livello nazionale manca l’introduzione della App prevista dall’art.7 della citata legge 116, per allertare i cosiddetti “first responder”, pronti ad intervenire, quelli iscritti alla App più vicini al luogo del bisogno e al DAE di riferimento.
Così è nata un’importante iniziativa che avrà come protagonisti 20 istruttori e introdurrà una nuova risorsa nella lotta all’arresto cardiaco, incrementando a 360° il livello di sicurezza dei cittadini dell’Alto Milanese.
Il Patto dei Sindaci (sottoscritto da ventidue Comuni), dal canto suo sceglie di stare dalla parte di “60milavitedasalvare” e, come annunciato dal suo presidente, nonché sindaco di Canegrate Matteo Modica, la questione dei decreti attuativi sarà affrontata in due modi: informandone i cittadini e trovando le soluzioni più concrete dal punto di vista istituzionale, per velocizzare il decreto legge rimasto nel cassetto.
Durante l’incontro è stato donato un DAE alla Protezione Civile di Legnano, ritirato dal suo presidente Giuliano Prandoni.
Dalla “galvanizzazione” delle rane, alla corrente fatta passare attraverso i corpi umani, è alla fine dell’800 che nasce l’idea della rianimazione del muscolo cardiaco dell’uomo (i primi tentativi furono compiuti sul cervello).
Ha concluso Jurinovich: “In 250 anni di esperimenti, oggi i defibrillatori sono comodi da trasportare, piccoli e leggeri. E salvano vite. Un DAE rimane l’unico modo per far ripartire un cuore”.