La situazione comincia ad avere proporzioni che non passano inosservate: mancano le uova nei negozi e nei supermercati, perché si è fermata la produzione.
Numerosi allevamenti di galline ovaiole sono stati chiusi, o svuotati per permettere le necessarie operazioni di decontaminazione da Fipronil, quel prodotto chimico nocivo ma rintracciato ugualmente in alcuni pesticidi, utilizzati negli allevamenti per abbattere l’acaro rosso, un parassita.
Le operazioni di smaltimento del Fipronil possono comportare anche una durata di alcuni mesi, così la produzione di uova è rallentata, se non bloccata del tutto: Assoavi, l’associazione di categoria che raduna il 70% degli operatori, parla di un 10% in meno di uova, fino alla fine dell’anno.
Ai rischi derivati dal Fipronil si è aggiunta nelle ultime settimane anche una nuova ondata di infezione aviaria, che ha colpito numerosi allevamenti medio-piccoli anche in Pianura Padana, l’ultimo a Cernusco sul Naviglio, e che sono stati subito chiusi.
La situazione pollai è critica al momento su questi due fronti: la sicurezza degli ambienti e la salute dei polli. Per avviare un allevamento di galline ovaiole, entro tutti i parametri di salubrità certificati, occorrono sei mesi, il che lascia immaginare che la crisi delle uova accompagnerà anche i primi mesi dell’anno nuovo.