Venerdì 6 novembre: è di nuovo serrata pressoché totale a Milano, e la città si sveglia, come del resto tutta la regione Lombardia (insieme a Piemonte, Valle d’Aosta e Calabria) in uno scenario già visto e già vissuto, quello del lockdown. Che oggi si chiama “fascia rossa”.
Tutti a casa, coprifuoco dalle 22 alle 5, smart working, tra provvedimenti restrittivi e concessioni, nelle ultime ore sembra regnare una certa confusione ovunque. Più osservatori vicini alle ricadute del nuovo DPCM stano evidenziando alcune contraddizioni, nel documento approvato e in vigore da oggi, che forse troveranno una ragione d’essere nelle prossime settimane.
Come invitano a fare il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, e il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, le regole si devono rispettare. Rimanere uniti ed osservare i provvedimenti anti Covid-19 aiuterà a verificare l’andamento della curva dei contagi, che si spera possa arrestarsi al più presto.
Cosa succederà dopo il nuovo lockdown? Come sarà lo scenario alla riapertura di tutto? Perché i bar sono chiusi e non i parrucchieri?
Milano dalla voce dei suoi cittadini si sente “massacrata”. Chiudere Milano è come mettere il capoluogo lombardo “in ginocchio un’altra volta”, sebbene non sembrano sussistere alternative valide possibili.