Condanna definitiva per un 44enne che ora dovrà anche risarcire la Nike, per avere venduto scarpe, come grossista, con marchio contraffatto. Il protagonista è un commerciante cinese più volte “beccato” con scarpe false nel suo magazzino, che al processo rispondeva di diversi reati: dalla ricettazione all’acquisto di scarpe con il logo falsificato fino all’introduzione in Italia di un carico di merce contraffatta.
Non solo: il 44enne ha tentato in tutti i modi, negli anni del processo, di passare per un indigente, che aveva sì avviato una attività commerciale, ma ormai non lavorava praticamente più. Un tentativo raccontato nel dettaglio all’interno della sentenza della Corte di Cassazione, che “fotografa” una prassi che gli investigatori definiscono abbastanza comune: quella di aprire, chiudere e riaprire, dichiarare fallimento e riaprire di nuovo, ovviamente sempre cambiando nome d’intestazione e, di frequente, utilizzando i dipendenti come prestanome.
La particolarità è che al processo la Nike si è costituita parte civile: il colosso delle scarpe e dell’abbigliamento sportivo chiede un risarcimento che si prefigura colossale, anche se non è stato ancora quantificato. Potrebbe però essere di decine di migliaia di euro. Non sarebbe la prima volta: è noto il caso di Apple, che ottenne un risarcimento elevato da un commerciante di accessori contraffatti per gli Iphone.
Fonte MT