Natura in tilt per le temperature anomale di un inverno mite e senza pioggia, che facendo fiorire prati e alberi fuori stagione e seccando laghi e fiumi, con crescente allarme per le coltivazioni. E al Nord non piove ormai da due mesi, mentre il vento caldo alimenta il rischio incendi.
Questo il quadro disegnato da un monitoraggio della Coldiretti di questi giorni, sugli effetti di una meteorologica considerata folle, dopo un 2021 bollente classificato al decimo posto dei più caldi dal 1800, facendo segnare una temperatura superiore di ben 0,71 gradi rispetto alla media storica, secondo l’analisi Coldiretti sulla base dei dati Isac Cnr nell’anno solare.
“Da Nord a Sud sbocciano le gemme sugli alberi e fioriscono le primule nei prati, come i mandorli e le mimose, mentre nella Pianura Padana le coltivazioni seminate in autunno come orzo, frumento e loietto iniziano ora la fase di accrescimento che rischia di essere compromessa dalla siccità. Ma a preoccupare è anche lo sviluppo dei prati destinati all’alimentazione degli animali perché, se le condizioni di secca dovessero continuare, gli agricoltori saranno costretti a intervenire con gli irrigazioni di soccorso dove sarà possibile. Nelle prossime due settimane partiranno le lavorazioni per la semina del mais, ma con i terreni aridi e duri le operazioni potrebbero essere più che problematiche”, come si legge in una nota.
Le coltivazioni sono, come dire, ingannate dal clima e rese più vulnerabili ad un eventuale ritorno del gelo, che potrebbe tradursi in un danno incalcolabile, soprattutto per le piante da frutto. L’assenza di piogge favorisce gli incendi nei boschi: numerose aree ano Nord sono già state dichiarate pericolose ai massimi livelli.
Il fiume Po è in secca, con il livello idrometrico del corso d’acqua al Ponte della Becca sceso a -3 metri, più basso che a Ferragosto d’estate. In crescente difficoltà sono anche i grandi laghi che hanno percentuali di riempimento che vanno dal 15% dell’Iseo al 18% di quello di Como, fino al 24% del Maggiore, secondo il monitoraggio della Coldiretti. A preoccupare è anche lo scarso potenziale idrico stoccato sotto forma di neve nell`arco alpino ed appenninico ed il cui valore, soprattutto nella parte lombarda e piemontese, registra un -58%.
“Siamo di fronte in Italia alle conseguenze dei cambiamenti climatici con una tendenza alla tropicalizzazione, e al moltiplicarsi di eventi estremi con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense, siccità e alluvioni. Il rapido passaggio dal freddo al caldo ha fatto perdere oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra cali della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne”, come denuncia la Coldiretti.