Questo antico edificio di via Papa Giovanni XXIII, da un trentennio di proprietà della parrocchia di Brinzio e in attesa di restauro, ha ospitato un monastero. Fu nel XV secolo (i primi documenti sono del 1492, l’anno della scoperta dell’America) che tre donne brinziesi, Magdalena de Bossis, Margarita de Petrasanta e Catarina de Blanchis, prive della dote per entrare in clausura, pronunciarono i voti di castità e povertà e si rinchiusero negli edifici attigui alla chiesa, riccamente dipinti e passati alla storia come “case colorate”. Sostenute dalle donazioni della comunità, le monache, che si dichiararono agostiniane, come le consorelle di Santa Maria del Monte, ma che poi furono ritenute francescane, crebbero di numero e acquisirono la proprietà di un cospicuo ammontare di beni mobili e immobili che concedevano in comodato d’uso alla popolazione. Per questo legame e anche perché le religiose erano l’unico “presidio” religioso in paese, in mancanza di un parroco, la partenza delle monache da Brinzio, decretata con bolla papale del 9 settembre 1519, fu accolta con una sollevazione popolare che degenerò in atti di violenza ai danni delle stesse suore e dei loro beni. Solo una ventina d’anni dopo però le ultime tre religiose si trasferirono nel monastero di Santa Maria del Monte, a cui passarono anche le proprietà del convento brinziese.
notizia tratta da Facebook di Fausto Bonoldi