Alla vigilia dello scadere del mese di albergo pagato dal Comune, per i Sinti sgomberati dal campo rom di via Lazzaretto a Gallarate, la città si interroga oggi su quale sarà la sorte delle famiglie ospitate, che di fatto saranno di nuovo senza una dimora.
Due le visioni sulla questione, che fa discutere da diverse settimane: quella del sindaco Andrea Cassani, che ribadisce la volontà di non provvedere più nemmeno per un giorno ai bisogni dei Sinti, di un alloggio, acqua, luce, gas, cibarie, perché secondo il primo cittadino, gli stessi avrebbero dovuto già provvedervi autonomamente da tempo. Quindi l’opinione di chi sostiene la causa dei Sinti, come il loro avvocato Pietro Romano, che annuncia un presidio sotto la casa di Cassani, certo che le difficoltà di quel gruppo di Sinti riguardino le istituzioni, come il Comune, che dovrebbe usare i fondi europei di Regione Lombardia, che dovrebbero servire proprio alla sistemazione di nomadi e rom, per dare una conclusione alla vicenda.
Urgente mettere al sicuro soprattutto più di trenta minori e cinque anziani, cittadini di Gallarate, che non possono rimanere al freddo.
Secondo Cassani i Sinti hanno avuto il tempo per organizzare le loro nuove dimore, oppure possono riprendere le roulotte e pagare un campeggio, attrezzato anche ai loro bisogni. Da una stima effettuata dal sindaco, tra contributi diversi mai corrisposti al Comune, il debito dei Sinti con Gallarate ammonterebbe a circa 200mila euro.