Che l’ecologia e la conservazione del pianeta siano diventate le parole d’ordine degli italiani, negli ultimi anni, è un dato di fatto, e l’abbigliamento, la cui industria in tanti casi è fortemente inquinante, si conferma uno dei primi campi in cui i cambiamenti avvengono con regolarità e costanza, sia in termini di acquisto, sia di conservazione dei capi.
Gli italiani sembrano essere diventati, in particolare, sempre più consapevoli che ad ogni lavaggio il vestiario rilascia particelle sottilissime in grado di sfuggire ai filtri delle lavatrici, con la conseguenza nefasta di finire nei corsi d’acqua, quindi in mare. Queste particelle ingerite dai pesci, entrano così nella catena alimentare, diventando a lungo termine nocive per la salute di tutti.
La scelta dei consumatori consapevoli si orienta quindi verso i tessuti naturali o verso fibre sintetiche di nuova generazione, come il nylon 66 che non si sfilaccia durante il lavaggio. Gli acquisti di abbigliamento diventano “ragionati”, come dimostrano i saldi in questi giorni: chi acquista predilige meno capi ma di buona qualità, destinati a durare nel tempo.
La conservazione dei capi è favorita dai lavaggi a basse temperature, che riducono il rilascio di microplastiche e di perdita di colore, impattando sensibilmente sul consumo di energia e mantenendo il vestiario in buono stato più a lungo. Lavatrici a pieno carico e utilizzo di programmi più brevi, con impiego di detergenti neutri, meglio se liquidi e con aggiunta di ammorbidente, permetteranno di conservare per più stagioni abiti e maglieria, con il minor impatto ambientale possibile.