Si è concluso nel pomeriggio di ieri, giovedì 23 febbraio, al Tribunale di Pescara il processo di primo grado per la tragedia di Rigopiano, dove il 18 gennaio del 2017 morirono nell’hotel di Farindola, distrutto e sepolto da una valanga, ventinove persone.
Alla sbarra trenta imputati, tra amministratori e funzionari pubblici, oltre al gestore e al proprietario della struttura, accusati a vario titolo di disastro colposo, omicidio plurimo colposo, lesioni, falso, depistaggio e abusi edilizi.
La sentenza finale ha condannato soltanto cinque di queste persone, assolvendo le altre venticinque. Condannato a due anni e otto mesi di carcere il sindaco di Farisola, per omicidio plurimo colposo e lesioni multiple colpose. Per gli stessi reati sono stati disposti tre anni e quattro mesi di reclusione anche per il dirigente e il responsabile del servizio di viabilità della Provincia di Pescara, ritenuti responsabili del monitoraggio della percorribilità delle strade della pulizia notturna dalla neve, che avrebbe reso impraticabile la strada di accesso all’hotel, da cui i suoi ospiti avevanpo chiesto di essere evacuati diverse ore prima del disaatro.
Gli altri due condannati sono il gestore dell’albergo e amministratore e legale responsabile della società “Gran Sasso Resort & SPA”, e il redattore della relazione tecnica allegata alla richiesta della Gran Sasso spa di intervenire su tettoie e verande dell’hotel: entrambi sono stati condannati a sei mesi di reclusione per falso.
Alla lettura della sentenza grande è stata l’indignazione dei parenti delle vittime e la rabbia di chi è sopravvissuto al crollo dell’albergo, perdendovi i suoi familiari: “Vergogna. Non è stata fatta giustizia. Non finisce qui”, le parole rivolte ai giudici.
Si chiude così, per il momento, una pagina drammatica che ha comportato tanto dolore cui sembra proprio che non corrisponda nemmeno il sollievo della giustizia.