E’ successo questa mattina, giovedì 21 luglio: i Carabinieri Forestali hanno arrestato cinque persone (più precisamente tre di loro poste ai domiciliari, una obbligata alla firma, un’altra alla dimora), alle quali sono stati contestati i reati più gravi dell’associazione a delinquere finalizzata all’attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti, ed all’inquinamento ambientale. Nello stesso tempo si è provveduto al sequestro di beni per 16 milioni di euro.
Come si legge in una nota diffusa dall’Arma, sono state impiegate 120 unità di Carabinieri Forestali della Lombardia, Liguria, Toscana, Abruzzo, Sicilia e dei Comandi provinciali di Milano e Monza-Brianza. Il provvedimento è seguito a complessa e lunga attività di indagine svolta dai Nuclei Investigativi di Polizia Ambientale ed Agroalimentare di Milano e di Lodi. L’indagine è stata avviata nell’autunno del 2020 e coordinata dalla DDA di Milano.
L’azione investigativa ha consentito di individuare una cava di estrazione di sabbia a Nerviano, nell’Alto Milanese, già sottoposta a sequestro preventivo nel novembre del 2021, utilizzata per smaltire illecitamente ingenti quantitativi di rifiuti terrosi e da demolizione edilizia. I rifiuti, da quanto appurato in corso di indagine, venivano intombati e riutilizzati illecitamente nel sito. Le risultanze di indagine hanno consentito di tracciare oltre 800mila metri cubi, equivalenti a più un milione e mezzo di tonnellate, di rifiuti terrosi e da demolizione smaltiti illecitamente all’interno della cava.
I rifiuti erano provenienti da diversi cantieri, non solo dell’area milanese, ma anche da altre regioni. È stato individuato un significativo illecito smaltimento di rifiuti terrosi e da demolizione anche da cantieri autostradali di Genova Est e da opere di risistemazione effettuate all’interno di una centrale elettrica sita a Turbigo (Mi).
L’attività illecita era incentrata, non solo sulla gestione delle terre, ma anche sul trattamento illegale di cavi elettrici. Si ricavavano grossi quantitativi di rame attraverso l’abbruciamento delle guaine di copertura, metodo di trattamento del tutto illegale. Le operazioni venivano svolte soprattutto in orario notturno sino alle prime luci dell’alba al fine di evitare i controlli. Il rame illecitamente ricavato era venduto ad una società della provincia di Bergamo, il cui titolare è stato sottoposto all’obbligo di dimora. È stato documentato l’illecito trattamento di più di 112mila chilogrammi di cavi elettrici. Tale attività illegale è particolarmente inquinante, poichè la combustione di materiali plastici produce il rilascio di sostanze inquinanti anche pericolose, in atmosfera e al suolo. Per tali ragioni, oltre all’attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti, è stato anche contestato l’inquinamento ambientale.