Da qualche giorno diverse famiglie lombarde hanno trovato nella propria casella postale una lettera che, parola più, virgola meno, nelle prime righe dice così: “con la presente desideriamo informarvi che la retta di degenza subirà un incremento, reso necessario dopo il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale”.
I CCNL presi in considerazione sono quelli delle Cooperative Sociali o UNEBA e le missive, inviate dalle rsa, giustificano così l’aumento della retta, in molti casi già salata, a carico dei parenti dell’ospite ricoverato in struttura.
Le segnalazioni, che da giorni sono raccolte da SPI CGIL Lombardia, fotografano una situazione piuttosto omogenea in tutta la Lombardia e non fanno altro che confermare quanto anticipato dalla ricerca presentata nel convegno intitolato “Dentro le RSA – La qualità della cura passa anche dalla tutela del personale”.
“È inaccettabile che le strutture facciano intendere che l’elevato costo a carico delle famiglie sia dovuto al rinnovo di un contratto nazionale atteso da tempo. Ancora una volta gli interessi di lavoratori e ospiti vengono strumentalizzati e messi in contrapposizione tra loro per giustificare la gestione privatistica di parte del settore”, commenta Daniele Gazzoli, Segretario Generale di SPI CGIL Lombardia.
Come si legge in una nota del sindacato, “si tratta dell’ennesima dimostrazione della debolezza di Regione Lombardia nel governo di questo importante settore dell’assistenza agli anziani. Regione Lombardia ha stanziato risorse importanti per andare incontro al maggiore carico assistenziale di alcune tipologie di ospiti, a copertura di una buona parte del costo dei farmaci, prima totalmente a totale carico delle rsa, e anche un contributo ai maggiori costi dovuti ai rinnovi di alcuni dei tanti contratti nazionali presenti nelle rsa”.
“Nessuno però controlla gli aumenti delle rette che vengono decisi a totale discrezione delle rsa e che le famiglie sono costrette a subire perché lì ci sono i loro cari: la carenza di posti letto rende impossibile anche pensare ad un trasferimento in un’altra struttura” conclude Federica Trapletti, della Segreteria SPI CGIL Lombardia “Le rsa sono parte integrante dell’offerta socio assistenziale di cui anziani e famiglie avranno sempre più bisogno. Non possiamo rassegnarci all’idea che la cura dell’invecchiamento sia affidata al libero mercato, né tantomeno all’idea che un ricovero necessario diventi un bene di lusso”.
Una testimonianza: la mamma di Camilla, nome di fantasia, ha 84 anni e dal 2022 è ricoverata in una rsa della provincia di Cremona: “Settimana scorsa abbiamo ricevuto una lettera con la quale la struttura ci comunica che dal 1 febbraio la retta giornaliera passerà da 63,9 euro a 65,40 per l’aumento dei costi di gestione del personale e che l’avviso era mandato per mettere nelle condizioni la famiglia di fare le proprie valutazioni”, racconta la donna.
“Che valutazioni dovremmo fare? Non abbiamo molte alternative. Ad oggi la pensione della mamma copre la retta, che da febbraio 2025 dovrebbe toccare i 2030 euro al mese, ma non sappiamo per quanto basterà”.
Dall’aumento della spesa energetica fino ai costi del personale: motivazioni diverse, incremento costante.