Sono più di 4mila i morti accertati, al momento, in Turchia e poco meno di 2mila in Siria, vittime del violento terremoto registrato ieri mattina, lunedì 6 febbraio, tra il Sud-Est della Turchia e il Nord della Siria, che ha distrutto palazzi e case, seppellendo ancora nel sonno gli abitanti di quelle regioni. Il sisma è stato forte, avvertito da tutte le stazioni di monitoraggio internazionali, di intensità pari a 7.8 gradi, seguito da numerosissime scosse di assestamento. Per comprenderne la violenza, basta pensarlo mille volte più forte di quello di Amatrice del 2016, e trenta volte più forte di quello dell’Irpinia del 1980, come riportato dall’ANSA. La placca terrestre che sorregge l’Anatolia si è spostata di 3 metri.
Immediata la risposta da tutto il mondo verso le popolazioni duramente colpite: già in moto da ore la macchina degli aiuti, che stanno arrivando anche da Stati Uniti, Russia, Europa nell’area devastata.
Nel pomeriggio di ieri si è messo in viaggio anche dall’Italia, con punto di raccolta a Pisa, un primo contingente umanitario, più precisamente una prima squadra della Protezione Civile insieme ai Vigili del fuoco, per aiutare sul posto la ricerca di persone ancora vive, sotto le macerie. Gli esperti spiegano che ci sono speranze di trovare sopravissuti entro le prime 72 ore dal terremoto. Più uomini si daranno il cambio nel cercare le persone tra le macerie e la polvere.
Al momento non è ancora previsto l’invio di abiti, cibo ed altri beni di prima necessità, che scatterà più avanti, dopo aver raccolto le esigenze della gente del posto. Solidarietà e vicinanza al popolo turco e a quello siriano, duramente colpiti dal sisma, sono state espresse anche dal presidente Sergio Mattarella.