E’ stato reso noto in questi giorni, a ridosso dei “ponti” del 25 Aprile e del Primo Maggio, il risultato di una ricerca condotta per conto della Confesercenti.
Tema dell’inchiesta su un migliaio di consumatori, l’apertura dei negozi nei giorni festivi: un’opportunità o uno spreco di risorse?
E il 59% delle persone intervistate non si è detto convinto della bontà del progetto.
La polemica si era sollevata anche durante le feste pasquali, quando alcuni lavoratori della grande e piccola distribuzione avevano protestato, chiedendo di poter rimanere a casa con le proprie famiglie almeno nei giorni delle feste “comandate”, vale a dire Natale, Capodanno, Pasqua, 25 Aprile e domani, Primo Maggio, Festa del lavoro.
La liberalizzazione delle aperture, introdotta nel 2012, se rappresenta un vantaggio per i consumatori certi di potersi dedicare alle spese anche nei giorni di festa, quindi sempre, penalizza la categoria di chi lavora nei negozi, e non ha mai tregua, di fatto, nemmeno con la turnazione. Nella pratica tali addetti non riescono più a dedicare tempo alla famiglia e alle attività personali.
Dati alla mano, non si confermerebbe nemmeno l’ottenimento dell’aumento delle vendite, e quindi dei consumi, preventivato, poiché gli acquisti dopo la liberalizzazione delle aperture sono persino inferiori di 5 miliardi rispetto a quelli del 2011.
In numerose città italiane non sono mancate, e non mancano, le manifestazioni organizzate anche dai sindacati per far tornare ai ritmi di una volta, scanditi anche dalle feste, l’intero comparto del commercio al dettaglio.