Il progetto di Partenariato Pubblico Privato (PPP) è un passo necessario per la riqualificazione e la messa a norma degli impianti sportivi di San Vittore Olona.
Lo ribadiscono i rappresentanti della Lista Civica per San Vittore Olona, in una nota diffusa nelle scorse ore, insistendo sulla necessità di ristrutturare le strutture sportive cittadine.
“Con il vecchio contratto stipulato nel 2006, e scaduto nel 2016, il Comune contribuiva alle spese di gestione delle utenze degli impianti sportivi con circa 50mila euro annui, ed aveva a proprio carico tutte le manutenzioni straordinarie. Manutenzioni che, per scarsità di risorse e non di volontà, sono state trascurate portando all’attuale situazione di degrado. Con la sottoscrizione del PPP il Comune è riuscito ad ovviare alla mancanza di risorse.
A fronte di una spesa corrente di 72mila euro annui per vent’anni, l’Amministrazione comunale, dando in gestione gli impianti sportivi, ha posto in carico al gestore tutta la manutenzione straordinaria e ha concordato investimenti per la riqualificazione degli stessi, pari a 1 milione di euro. Al bando, pubblicato a maggio 2018, poteva partecipare chiunque. Tre soggetti hanno chiesto precisazioni e solo uno di essi ha protocollato l’offerta, successivamente valutata da apposita commissione tecnica e ritenuta congrua.
Noi siamo tuttora convinti che la scelta di procedere al PPP sia la soluzione migliore per soddisfare le esigenze delle nostre associazioni sportive, e preservare le casse comunali per i prossimi vent’anni, consentendo così di intervenire su altre situazioni e contesti altrettanto meritevoli di interventi. Diversamente, chi avrebbe mai preso in capo la gestione dei centri sportivi senza che fossero rimessi a norma e riqualificati?”.
Nel frattempo però i lavori non partono ancora: come spiegato dalla Lista civica, anzi nessuna risposta sarebbe ancora arrivata ad annunciare l’avvio degli interventi.
“Comprendiamo e condividiamo il disagio delle nostre associazioni e auspichiamo che le procedure che oggi sembrano alla base dei ritardi, siano affrontate dalle parti con la volontà di far partire i lavori, la cui durata potrà essere al massimo di trecento giorni consecutivi”.