I dati ci sono, mancano adesso le azioni per porre ai ripari, là dove è possibile farlo.
L’OCSE, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, ha reso noti oggi i risultati di uno studio intitolato “Preventing Ageing Unequally”, la prevenzione delle diseguaglianze tra le generazioni, condotto in trentacinque nazioni.
Dalle proiezioni analizzate, in Italia, Paese già tra i più vecchi, nel 2050 ogni cento persone di età compresa tra 20 e 64 anni, ce ne saranno altre settantaquattro over 65.
Preoccupante anche il dato relativo all’occupazione giovanile: il tasso di occupazione tra le persone tra i 55 e i 64 anni è cresciuto di 23 punti tra il 2000 e il 2016, mentre quello dei giovani è diminuito di 11 punti.
Il reddito degli italiani tra 60 e 64 anni negli ultimi trent’anni è aumentato del 25% rispetto a quello dei connazionali di età compresa tra i 30 e i 34 anni, il che significa che la povertà è cresciuta per i giovani, e diminuita per gli anziani. Reddito e occupazione in Italia hanno sorriso alle generazioni più vecchie.
Ineguaglianze anche tra uomini e donne, nel lavoro: i primi ricevono uno stipendio più alto del 20% rispetto a quello delle donne, che sono spesso costrette a lasciare il lavoro per occuparsi della famiglia.