Settenews intervista Alessandro Betti, classe 1966, poliedrico attore di numerosi programmi come ‘Buona la Prima’, ‘Belli dentro’, ‘Zelig’ , ‘Piloti’ e con un’esperienza teatrale alle spalle di svariati anni.
1. Come hai cominciato questo mestiere e quando hai capito che volevi fare l’attore?
– Ho cominciato a 16 anni con una piccola compagnia di amici e, prendendo in affitto una sala parrocchiale della zona, scrivevamo spettacoli e ci esibivamo davanti ad un pubblico costante di 200/250 persone: devo dire che è stata una palestra incredibile. Non sapevo se ce l’avrei fatta, ma sapevo che avrei voluto fare questo mestiere da sempre, fin da bambino.
2. Cosa ti piacerebbe fare a questo punto della tua carriera? Diciamo il tuo sogno nel cassetto…
– Ispirandomi alla figura dei comedian americani, mi piacerebbe fare un film, una commedia sofisticata, nella tradizione di quelle che oggi i francesi sanno fare molto bene, che poco hanno a che vedere con i nostri “film dei comici”. Il sogno nel cassetto sarebbe fare il film dalla sceneggiatura che sto scrivendo: una commedia sul ritorno, in terra, a distanza di 2000 anni , di Gesù Cristo. Un suo viaggio tra tentazioni umane molto divertenti e riflessioni amaramente profonde sullo stato di degenero della razza umana.
3. Cosa diresti ad un giovane che vuole fare questo lavoro e, soprattutto, glielo consiglieresti ?
– Si, certamente, glielo consiglierei. Gli consiglierei però di studiare, di essere preparato, per due motivi: il primo perché questo è un mestiere privilegiato e va ripagato con coerenza e rispetto per il lavoro stesso. Il secondo perché seguire e volere il successo facile non farà mai di te un attore bravo, dato che il bello di un viaggio non è solo la meta, anzi…ma è il viaggio stesso.
4. Teatro o cinema ? Perche’?
– Nessuna preferenza, esistono solo attori bravi e lavori belli, che siano essi fatti al cinema o a teatro. La diversità sta nella distanza dal pubblico nel momento del racconto. Nel teatro, il tutto succede lì…in quel momento, ogni sera e solo per chi c’è. Nel cinema la lavorazione è lunga, senza una riscontro immediato e si naviga al buio, nella speranza che una volta vista la luce, corrisponda all’idea che l’ha generato. Due emozioni bellissime e forti, due difficoltà diverse.
Annalisa Calanducci