E’ stato aperto nelle scorse ore dalla Procura di Crotone un nuovo fascicolo per fare chiarezza sulla macchina dei soccorsi, in seguito al naufragio del barcone di migranti provenienti dalla Turchia, al largo delle coste calabresi, in cui hanno perso la vita 67 persone, mentre una trentina sono ancora disperse.
Il fascicolo è stato aperto senza indagati e senza ipotesi di reato, per fare luce su come si sono mossi i soccorsi dalla diffusione della notizia del natante in difficoltà tra i marosi. La Procura ha incaricato i Carabinieri di vagliare tutto il materiale raccolto dalla Capitaneria di Porto di Crotone e dalla Guardia di finanza sulla tragica notte, per ricostruire le varie fasi dopo le prime chiamate di soccorso.
Si parla di un “buco” di sei ore tra l’emissione di un dispaccio di un aereo Frontex, che aveva segnalato la presenza di un’imbarcazione in avaria alle 22.30, e il momento del disastro all’alba, con lo schianto del barcone e la caduta in mare del suo carico umano.
Unica cosa certa per tutti: le condizioni del mare erano terribili. Ma in quelle sei ore i migranti potevano essere salvati?