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“Moby Dick”: il romanzo che conferisce dignità alla natura

(Foto da web)

Questo è un romanzo pubblicato nella piovosa Londra del 1851: “Moby Dick”. E’ considerato un capolavoro della letteratura scritto da Herman Melville, è uno dei più noti libri della letteratura americana e mondiale. Tornato a New York e determinato ad affermarsi come scrittore, scrive due romanzi sul vagabondare nell’oceano Pacifico, ben accolti dal pubblico e si possono considerare l’anteprima di Moby Dick. Due avvenimenti realmente accaduti hanno spronato l’autore a percorrere tale direzione, il primo una baleniera affondata da un capodoglio. Poi l’uccisione nel 1830 di un capodoglio albino. Ecco come nasce il romanzo “Moby Dick”.

Il capitano Achab comanda il Pequod, una nave baleniera a vapore, con tre alberi, la cui tecnica di caccia si basava su quattro momenti ben precisi. L’avvistamento, che era un compito affidati alle vedette che stavano addirittura a volte per giorni e notti in cima agli alberi che avvistavano, la caccia da bordo delle lance che si calavano in acqua, e a forza dei soli remi si avvicinavano alla preda con il ramponiere che cercava di arpionare la preda. Fa un’entrata rapida e fosca, il capitano Achab, vecchio e di pessimo umore, mostrando subito la sua intrattabilità. Il motivo di questo suo caratteraccio è dovuto a Moby Dick che durante il loro primo incontro gli ha stappato una gamba, con un colpo di coda, lui vuole uccidere Moby Dick, ma la cosa più singolare è che il capitano Achab sì e fatto fare una gamba in osso di balena.

Certo che se si analizza bene il romanzo, fa capire che la dissennata caccia del capitano Achab alla balena bianca acquista contorni drammatici in cui l’uomo, nel tentativo folle di trascendere i limiti della sua condizione, condanna se stesso e tutti i suoi seguaci al baratro morale.

Leggendo attentamente il romanzo Moby Dick, fa ricordare un altro romanzo Il vecchio e il mare di Hemingway. L’elemento che più accomuna i due romanzi è il conferimento di una dignità alla natura, nei lati positivi che in quelli negativi. Moby Dick, è vista come una bestia che riesce a divorare chiunque cerchi di ucciderla, ma la storia è anche pervasa da un senso di sovrannaturale che nelle leggende dei pescatori finisce per proiettare la lotta tra Achab e la balena come un’impresa sovrannaturale ed eroica, e il capitano riesce a trascinare tutta la ciurma. Invece il tema della dignità della natura è ancora più connotato in Hemingway, dove il pescatore lotta per il Marlin, che è la sua preda ma per cui nutre un rispetto profondissimo, in effetti, nel romanzo si trovano molti passaggi dove, si rivolge a “lui”.

Ismaele, un giovane ragazzo incontra Queequeg un ramponiere che diventa subito amico e decide di imbarcarsi sulla stessa nave la baleniera a vapore Pequod.Durante il viaggio fa conoscenza con tutto l’equipaggio. Il capitano Achab fa subito capire che sarà una spedizione insolita, volta solo alla vendetta contro Moby Dick, la balena bianca che lo aveva privato di una gamba Fanno vari avvistamenti, balene, calamari giganti. Durante la navigazione incontrano altre imbarcazioni e dalla nave “Rachele” arriva una richiesta di aiuto per cercare il figlio del capitano andato disperso durante uno scontro con la balena bianca. Achab capisce che la preda è vicina, inizia così la caccia a Moby Dick.

Si rivela una caccia differente dalle altre, le lance sono calate più volte, ci sono vari litigi tra comandante e ufficiali, assumendo sempre di più un duello tra Achab e Moby Dick: scontro che termina con la morte di Achab, trascinato nei flutti dal cetaceo e con affondamento del Pequod. L’unico a salvarsi è proprio Ismaele, che si salva aggrappandosi ad una bara di legno che con l’affondamento del Pequod, risale dalle profondità, quella che il gigante Queequeg si era fatto costruire dal maniscalco di bordo, sentendosi prossimo alla morte. Ed è su quella bara sinistramente alla deriva, sulla smisurata tavola marina, che Ismaele sopravvive e sarà raccolto dalla baleniera Rachele.

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