Diventate nel giro di pochi mesi uno degli strumenti di protezione personale più sicuro contro il Coronavirus, le mascherine facciali, adottate necessariamente in tutto il mondo, stanno diventando troppe, in termini di smaltimento, per la tutela dell’ambiente.
Con la riapertura delle scuole di ieri mattina, lunedì 14 settembre, il sindaco di Codogno, una delle cittadine particolarmente colpite dall’epidemia di primavera, ha accennato alla possibilità di passare all’uso di mascherine biodegradabili, toccando una questione che sta diventando urgente: trovare un’alternativa alle mascherine utilizzate al momento ovunque, inquinanti.
Che siano smaltite correttamente nei rifiuti indifferenziati, o peggio abbandonate nelle strade, le mascherine in uso sono realizzate con poliestere o polipropilene, vale a dire due sostanze altamente inquinanti.
L’emergenza è di tipo ecologico, e l’allarme è già stato diffuso da più parti, nel mondo, per milioni e milioni di mascherine disperse nell’ambiente, in particolare in mare.
La produzione attuale di mascherine ha raggiunto i 200 milioni di pezzi al giorno in Cina, in Italia 130 milioni in un mese, secondo recenti stime.
Le nuove mascherine biodegradabili arriveranno presto a Codogno, come annunciato dal primo cittadino: si tratta di dispositivi di protezione facciale realizzati con materiali non inquinanti, come gli strati di carta a secco, assolutamente biodegradabili al 100%.