E’ stata eseguita ieri, 5 maggio, l’autopsia sul cadavere di Claudia Bordoni, la donna di 36 anni morta lo scorso 28 aprile alla clinica Mangiagalli di Milano dove era ricoverata per complicazioni derivanti dalla gravidanza (portava in grembo due gemelle e i feti non sono sopravvissuti) scaturita da procreazione medica assistita effettuata al San Raffaele. A quanto si è saputo, dai primi esiti dell’esame autoptico sarebbe stato confermato che la donna è deceduta a seguito di una forte ed improvvisa emorragia interna. Il pm di Milano Maura Ripamonti, titolare dell’inchiesta che al momento vede indagati 4 dipendenti della Mangiagalli (due dottoresse e due ostetriche) per omicidio colposo, ha indicato un termine di sessanta giorni al medico legale Dario Raniero per stilare una relazione che potrebbe fare chiarezza in ordine anche alle eventuali responsabilità nel decesso. Nei prossimi giorni, poi, verranno condotti una serie di esami istologici e non è escluso che, sempre come atto dovuto a garanzia, anche altri medici possano essere iscritti nel registro degli indagati.
Intanto, una ‘task force’ della Regione Lombardia si è recata ieri. per un’ispezione, proprio alla clinica Mangiagalli di Milano. Lo comunica in una nota la direzione del Policlinico, di cui fa parte la stessa clinica. “L’ispezione, – si legge -, durata circa 7 ore, è stata voluta dalla stessa Regione per fare luce sul decesso di Claudia Bordoni e delle due bimbe che portava in grembo”. Il gruppo di esperti regionali, spiega il Policlinico, “ha incontrato la Direzione Generale e Sanitaria e tutti gli specialisti dell’ospedale che hanno avuto un ruolo in questo caso. I nostri medici e le nostre ostetriche hanno partecipato con piena collaborazione nell’intento di chiarire il più possibile nel dettaglio come si sono svolti i fatti”. “Siamo fiduciosi, – concludono -, che l’esito delle indagini possa chiarire a fondo la dinamica di questa tragedia”.
FONTE : ANSA Lombardia