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LOMBARDIA – La sicurezza nella Regione dopo gli attentati di Parigi: la risposta e’ la civilta’

“Alla minaccia dell’Isis, dei terroristi, rispondiamo con il metodo della civiltà”. Lo ha detto il presidente di Regione Lombardia Roberto Maroni, intervenendo al Circolo della Stampa, al convegno ‘Strage di Parigi: il 13 novembre, l’Isis, il ruolo dei media e i doveri dei giornalisti’. All’incontro, moderato da Fabio Benati e Paolo Pirovano, oltre al presidente Maroni hanno partecipato Stefano Dambruoso (magistrato e politico), Enzo Iacopino (presidente nazionale Ordine dei giornalisti), Roberto Fiorentini (direttore Lombardia Notizie), Domenico Quirico (inviato de ‘La Stampa’), Abdallah Kabakebji (dell’Ucoi), Giangiacomo Schiavi (vice direttore ‘Corriere della Sera’), Andrea Morigi (‘Libero’), Piero Colaprico (‘La Repubblica’) e Roberto Bongiorni (‘Il Sole 24Ore’).
“A Parigi non sono stati colpiti luoghi sensibili, della cristianità o dell’occidentalità – ha sottolineato il presidente Maroni -, ma luoghi della quotidianità, bar, un ristorante, lo stadio. E se i luoghi della quotidianità sono a rischio, io mi preoccupo”. “Sono stato qualche giorno alla riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza – ha continuato – e mi hanno fatto vedere i luoghi a rischio della Lombardia. Tra poco ci sarà il Giubileo e anche in Lombardia, compresa la mia città Varese, al Sacro Monte, avrà una chiesa giubilare, ma credo che non siano solo questi i luoghi a rischio”. “Come fare a garantire dunque la sicurezza – si è interrogato il governatore lombardo -? L’obiettivo dell’Isis è diffondere la paura. Ho letto qualche contributo di analisi e una delle cose che mi ha colpito di più, e qui sta una delle differenze con Al Qaeda che era più militare mentre Isis è più fai da te. Mi ha colpito che l’ordine che l’Isis avrebbe dato sarebbe stato: andate colpito obiettivi facili. Ed è quello che hanno fatto”.
“Isis punta molto sulla comunicazione – ha spiegato il presidente Maroni -, usa i mezzi di comunicazione in modo totale, anche i social e una rivista patinata. Questo modo di comunicare così raffinato è molto simile al nostro. Isis usa i nostri mezzi per terrorizzarci”. “La quotidianità viene colpita – ha aggiunto – utilizzando i nostri metodi di comunicazione. Pare che questi attentatori del 13 novembre comunicassero con chat del videogioco playstation”.
“Le istituzioni devono rispondere – ha rimarcato il presidente Maroni – attraverso una lotta senza quartiere, che però non può essere il presidiare tutti i luoghi a rischio, . Oggi, non a caso, Bruxelles ha chiuso tutti i luoghi pubblici”. “Si può pensare a un’azione di controllo da qui all’eternità – ha continuato -? No, ma non possiamo nemmeno rassegnarci. Gli Stati devono fare qualcosa che finora non hanno fatto: investire di più sulla prevenzione e sull’intelligence”.
“Noi – ha ricordato il presidente lombardo – abbiamo uno strumento in Europa: Europol. È una struttura che punta a migliorare l’efficienza dei servizi degli Stati membri e il cui primo punto della missione di Europol è la lotta al terrorismo. Questo agevolando lo scambio di informazioni tra gli Stati membri e comunicando agli Stati le informazioni che li riguardano”. “Europol – ha sottolineato – è la struttura ideale per diffondere le informazioni su questi fatti di terrorismo”. “Lo strumento funziona – ha spiegato Maroni -, funzionerebbe, forse funzionerà. Il direttore di Europol ha detto che c’è stata una grande escalation della minaccia terroristica dell’Isis”. “Da ex ministro dell’Interno dico – ha detto il governatore Maroni – i nostri servizi di intelligence sono attrezzati, conoscono le situazioni di rischio. Poi i presunti terroristi arrestati a Bolzano sono stati subito liberati”. “Quello che manca all’Europa – ha aggiunto – è il coordinamento”.
“Io non credo che la risposta sia la chiusura delle frontiere – ha spiegato il presidente Maroni -, io credo che l’Europa debba controllare le frontiere. L’Europa deve lavorare sulla prevenzione e sulla capacità di condividere le informazioni e attivare tutta la filiera della sicurezza che parte da Europol, coinvolgere i servizi dei nostri Stati e poi portare alle misure dei Governi”. “Se come Europa non sappiamo difenderci – ha concluso Maroni – dobbiamo imparare a farlo. Perché io non sottovaluto questi terroristi che non sono gente che si fa saltare nel deserto. Dietro loro c’è una struttura organizzatissima che ci conosce e ci studia e sa quali sono i nostri punti deboli”.

FONTE: Lombardia Notizie

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