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LEGNANO – La lettera aperta dei genitori della classe coinvolta nel presunto caso di discriminazione

Riceviamo e pubblichiamo molto volentieri la lettera inviata al nostro direttore dall’Avvocato Paola Mareddu, con riferimento ai servizi giornalistici riguardanti i fatti occorsi presso la scuola di Legnano al centro della vicenda della presunta discriminazione della studentessa disabile: la Classe interessata dalla vicenda, con lettera del 18 aprile 2016 chiede, in ossequio al diritto di rettifica, che venga resa nota la propria versione dell’accaduto.
“Nel riportare in calce la lettera di rettifica”, – scrive l’Avvocato -, “mi corre l’obbligo di chiarire che la vicenda non è certamente qualificabile come episodio di discriminazione o di cyberbullismo, come è stato definito da più parti. L’articolo getta un’ingiusta ombra su una classe di ragazzi che, nel corso dei tre anni di ciclo scolastico, si è distinta proprio quale esempio di integrazione. La realtà è che gli alunni della classe incriminata hanno solo espresso delle perplessità circa la possibilità di poter far fronte ad una situazione delicata senza il supporto di una figura qualificata di sostegno, come peraltro previsto dalla vigente normativa in materia. Il che non equivale ad un atteggiamento di rifiuto, ma piuttosto ad una richiesta di supporto.
Di seguito trascrivo il testo della lettera redatta di comune accordo dai genitori in nome e per conto dei quali inoltro la presente, ed inviatami da uno dei rappresentanti di classe”:
<< Buongiorno,
scrivo la seguente lettera a nome di tutti i genitori della classe III** a seguito dei recenti articoli pubblicati per contestarne integralmente i contenuti e fare alcune dovute precisazioni.
I pochi punti veri degli articoli sono le notizie di base, ovvero ci sarà una gita dove TUTTI i ragazzi sono stati invitati a partecipare. È anche vero che ci sono 2 gruppi Whatsapp, un gruppo della classe creato 3 anni fa dagli stessi ragazzi ed un gruppo genitori, creato 2 anni fa, al quale partecipano anche i genitori della ragazza “discriminata”.
Nel gruppo dei ragazzi nasce uno scambio di opinioni che inizia da un messaggio (che qui trascrivo integralmente) di una compagna di classe che ha già vissuto un’esperienza di condivisione con la bambina che si dice oggi discriminata, la quale è in difficoltà perché è rimasta molto turbata e spaventata proprio da quell’esperienza: “poi ho paura a stare con lei da sola una volta mi ha chiuso dentro un armadio quasi soffocavo! Preferisco non venire alla gita”.
Da qui, pochi messaggi ancora da parte di altre compagne per cercare di tranquillizzare e confortare l’alunna in questione, in ogni caso, MAI E DICO MAI dal contenuto offensivo, lesivo e/o discriminante, tanto meno definibili cyberbullismo, come invece è stato scritto in questi giorni.
I ragazzi che voi state additando come mostri, bulli, maleducati, sono gli stessi ragazzi che da 3 anni aiutano la compagna in classe nelle attività didattiche, scolastiche ed extrascolastiche sempre con amore e con rispetto, anche quando il comportamento della ragazza diventa difficile. Sono state fatte scelte importanti da parte di tutti noi, genitori e docenti, e di conseguenza dei ragazzi, al solo fine di agevolare la vita, anche scolastica della ragazza. Ad esempio, non è mai stata cambiata l’aula di lezione ed il contenuto della stessa in questi 3 anni, e ciò per non creare un “disorientamento” alla ragazza, non è mai stata lasciata da sola con l’insegnante di sostegno, e partecipa alle lezioni a fianco degli altri alunni.
Il padre della ragazza in questione è anche rappresentante di classe e potrà confermare come dai verbali delle riunioni di questi 3 anni non sia mai sorto alcun problema nella classe, e come si siano sempre svolte anche gite senza alcun tipo di problema.
In uno spirito di solidarietà volto all’inclusione della bambina, sarebbe stata necessaria una maggior collaborazione anche da parte dei genitori della bambina, i quali ben avrebbero potuto accogliere la soluzione proposta da tutti, che prevedeva che la piccola dormisse in camera con l’insegnante di sostegno. Soluzione non accettata dai genitori.
Tutti noi, dopo anni di convivenza, abbiamo imparato a conoscere le crisi della ragazza, ed i compagni ad affrontarle. Resta però inteso che un ragazzo di 13 anni non è assolutamente in grado di gestire un episodio di crisi in autonomia.
La verità è stata travisata e noi pretendiamo a questo punto onestà e rispetto. Continueremo ad offrire la nostra disponibilità alla famiglia ed il nostro aiuto. Aiuto che comunque dal corpo docenti, dai nostri ragazzi e da noi genitori è sempre pervenuto senza riserve. >>

Da parte nostra, la redazione di settenews.it specifica di aver cercato di trattare la notizia con il dovuto distacco, limitandosi ai fatti resi noti dalle agenzie di stampa. Restiamo a disposizione delle parti per ogni ulteriore comunicazione, ben lieti se la situazione si risolvera’ in modo positivo per il benessere di tutti.

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