E’ di questi tempi ormai una nuova forma di ansia, che potrebbe rischiare di diventare una vera patologia: si tratta dell’eco-ansia, quella che deriva dalle preoccupazioni per i cambiamenti climatici.
Nell’ampio elenco degli eventi che stanno modificando le stagioni e la risposta dei luoghi ad episodi spesso estremi di instabilità meteo, ci sono anche l’inquinamento atmosferico e ambientale, e il surriscaldamento globale, che non fanno più dormire, e a ragione, sonni tranquilli agli esperti ma anche a coloro che semplicemente si informano, e pongono attenzione alla questione.
L’ansia diventa “eco”: una preoccupazione costante verso le conseguenze ai cambiamenti climatici, che potrebbero essere pesanti senza interventi rapidi e mirati, a livello globale.
E l’eco-ansia, secondo i risultati di recenti studi, condotti anche nelle scuole, sta interessando anche i bambini, che ascoltano le notizie diffuse da radio e televisioni, proprio come gli adulti.
Sui più piccoli, e sui ragazzi, certe immagini di alluvioni, ghiacciai che si sciolgono, foreste che bruciano, città avvolte da aria impenetrabile ed irrespirabile, isole di plastica che galleggiano sulla superficie dei mari, hanno un impatto forte, che può causare l’eco-ansia.
Lasciando ovviamente a chi di dovere la responsabilità di affrontare il problema, con soluzioni e provvedimenti, ognuno può fare la sua parte, come si dice da tanto tempo. A maggior ragione, ognuno può fare la sua parte, bambini compresi, per superare persino le paure, non cadere nell’eco-ansia, contribuire al bene di tutti.
L’eco-ansia si cura partecipando alla raccolta differenziata, adottando stili di vita sostenibili, come andare a scuola o al lavoro, se possibile, a piedi o in bicicletta. Parlando di cosa è meglio per le persone e per l’ambiente, che si rapporta al clima.
Cambiare le proprie abitudini anche nella scelta dell’alimentazione: i cibi sostenibili sono quelli di stagione e possibilmente prodotti nei territori dove si vive. Perchè consumare prodotti che devono viaggiare un bel po’ prima di arrivare in tavola, favorendo l’inquinamento di aria, acqua e suolo?
E poi fare rete: scambiare sempre le proprie preoccupazioni con gli altri. Insieme le persone possono meglio comprendere i rischi derivanti dai cambiamenti climatici, gli sconvolgimenti cui si assiste e che toccano ormai ogni regione del mondo.
No ai timori infondati, sì ad una presa di coscienza costruttiva, così al termine “eco-ansia” si potrà togliere ben presto la desinenza “ansia”, mantenendo l’aggettivo “eco” più che mai nelle scelte di ogni giorno.