L’Italia non ci sta, come non ci stanno la Francia, la Spagna e altre sei Paesi dell’Unione Europea, ad accettare le indicazioni sulle etichette dei vini, quali prodotti direttamente collegati all’insorgenza di tumori e malattie mortali, ai danni del fegato.
La battaglia ha avuto inizio in queste prime settimane dell’anno, con l’autorizzazione UE concessa all’Irlanda che potrà adottare un’etichetta per vino, birra e liquori con avvertenze considerate da numerosi osservatori “terroristiche”, che non tengono conto delle quantità, come “il consumo di alcol provoca malattie del fegato” e “alcol e tumori mortali sono direttamente collegati”, nonostante i pareri contrari di Italia, Francia, Spagna e altri Stati membri, che considerano la misura una barriera al mercato interno. Ciò che preoccupa è che, in questi giorni, è arrivato l’annuncio della stessa Commissione di possibili iniziative comuni sull’etichettatura degli alcolici.
“Nel nuovo anno a preoccupare è anche il via libera dell’Unione Europea alle etichette allarmistiche sul vino in Irlanda, che rappresentano un pericoloso precedente, che rischia di aprire le porte a una normativa comunitaria allarmistica e ingiustificata, capace di influenzare negativamente le scelte dei consumatori, come dimostra il fatto che quasi un italiano su quattro (il 23%) smetterebbe di bere vino, o ne consumerebbe di meno, se in etichetta trovasse scritte allarmistiche come quelle apposte sui pacchetti di sigarette, secondo un recente sondaggio on line”, spiega Coldiretti.
Come si legge in una nota, l’autorizzazione della Commissione fa seguito a ripetuti blitz a livello comunitario come il tentativo di escludere il vino, insieme a carne e salumi, dai finanziamenti europei della promozione nel 2023, sventato anche grazie all’intervento della Coldiretti. Un approccio ideologico nei confronti di un alimento che fa parte a pieno titolo della dieta mediterranea e conta diecimila anni di storia e le cui tracce nel mondo sono state individuate nel Caucaso, mentre in Italia si hanno riscontri in Sicilia già a partire dal 4100 a.C..
Il dibattito su questo genere di indicazioni è iniziato nel 2021 quando la Commissione europea aveva discusso di introdurre nelle etichette delle bottiglie di alcolici delle avvertenze per la salute nell’ambito del cosiddetto “Cancer plan”, oltre agli ingredienti dettagliati.
“Il giusto impegno dell’Unione per tutelare la salute dei cittadini non può tradursi in decisioni semplicistiche, che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate. Nel caso specifico, è del tutto improprio assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità ed a più bassa gradazione come la birra e il vino, che in Italia è diventato l’emblema di uno stile di vita lento, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre all’assunzione sregolata di alcol”, il commento di Coldiretti.