Era il 9 ottobre del 1963, nella tarda serata, quando la diga del Vajont tracimò all’improvviso migliaia di tonnellate di acqua dall’invaso, che raggiunsero e distrussero i paesi sottostanti, causando in pochi minuti la morte di 2mila persone. Questo a causa di una frana dal soprastante Monte Toc, che cadendo nell’acqua della diga provocò un’onda alta e potente che scavalcò la stessa e piombò sulle case della valle.
Oggi, lunedì 9 ottobre anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si è recato a Longarone, il paese più grande colpito dalla tragedia, per una cerimonia di commemorazione.
Oltre a Longarone, altri paesi come Erto, Casso e Castelavazzo furono toccati dalla violenza dell’acqua esondata, dove la gente del posto vive ancora nel ricordo di quella tragedia, di famiglie distrutte, tra morti e dispersi, di richieste di risarcimenti mai ascoltate, e la difficoltà dei sopravvissuti nel far riconoscere appieno i loro diritti.
Mattarella ha colto l’occasione per esprimere vicinanza e cordoglio alla gente dei luoghi del disastro, dicendo: “E’ un tormento che interroga le coscienze, sappiate che la Repubblica non ha dimenticato”.