E’ già arrivata a 30 chilometri dal delta del fiume Po, l’avanzata del mare verso l’interno del corso del fiume, secondo gli ultimi dati diffusi dall’osservatorio sulla crisi idrica di questi mesi.
E l’avanzata del cosiddetto “cuneo salino” è favorita da due fattori: la mancanza della pioggia e le temperature elevate. In realtà, come spiegano gli esperti, le precipitazioni degli ultimi giorni hanno rappresentato un toccasana per il fiume, ma di tipo temporaneo, che sposta in avanti di una decina i giorni la necessità di interrompere il prelievo delle acque, almeno per il 20%, come si sta facendo per scopi irrigui.
Il cuneo salino, già arrivato a 20 chilometri nelle scorse settimane, ha determinato una salinità dell’acqua del fiume doppia rispetto agli anni scorsi. E dove arriva l’acqua di mare, le colture sono compromesse. Due i rischi che si corrono: la salinizzazione delle falde, e l’incoltivabilità dei terreni per tre anni. Oggi le acque salmastre sono già arrivate ad una trentina di chilometri nell’entroterra, rispetto alla costa adriatica ferrarese, minacciando gli equilibri dell’ecosistema del fiume.
I livelli del fiume Po rimangono a quota “grave” di siccità.