E’ stato pubblicato in questi giorni sul sito Internet del CAI Legnano, la sezione del Club Alpino italiano di via Roma, un articolo tratto da una rivista di montagna che denuncia le scarse misure di protezione anti Covid-19 adottate dalle spedizioni che, anche in tempo di pandemia, hanno raggiunto il campo base per la scalata al monte Everest, in Nepal.
Nell’articolo si racconta di come si aggiunga al già noto e riprovevole abbandono di rifiuti ai piedi delle vette più alte del mondo, luoghi un tempo incontaminati e rispettati, anche la mancanza di adozione delle regole più semplici anti Covid-19, come l’uso della mascherina da parte degli alpinisti e delle loro guide.
Mentre negli ultimi anni le escursioni alle vette dell’Himalaya hanno interessato sempre più alpinisti ed appassionati, che spesso partecipano a dei viaggi organizzati per raggiungere almeno il campo base, da cui partono le ascensioni destinate ai più esperti, questa forma di turismo sta provocando un danno ambientale anche ad alta quota, dove spesso rimangono grandi quantità di rifiuti. E recentemente si è assistito anche al fenomeno della mancanza di mascherina protettiva tra gli alpinisti e gli sherpa. Motivo per il CAI Legnano per una riflessione.