Il 17 gennaio si celebra la regina delle tavolate, delle serate tra amici, dei pianti post-rottura e persino dei pranzi di lavoro: la pizza. Una filosofia di vita, un’istituzione che unisce tutti, dai bambini con le mani sporche di pomodoro ai grandi chef stellati che provano a reinterpretarla a volte anche con risultati discutibili.
La pizza è l’unico compromesso che mette tutti d’accordo.
Si può litigare per la politica, la religione, o se il finale di un film abbia più o meno un senso, ma una pizza sul tavolo ripristina improvvisamente la pace.
Che si sia un amanti della classica Margherita o temerari che osano l’impossibile, domani venerdì 17 gennaio tutto è permesso: è la festa della pizza, e tutti sono invitati.
Ma attenzione: la pizza è un rito.
È il momento in cui, nonostante il caos del mondo, tutto si ferma, è l’attesa davanti al forno, quel profumo inconfondibile che abbraccia prima ancora di sedersi a tavola, il suono della mozzarella che sfrigola, e il primo morso che fa sognare.
E come dimenticare le faide culinarie che ruotano attorno alla pizza?
L’eterna lotta tra ananas sì o ananas no, il dibattito tra sottile e croccante o alta e soffice, l’eresia del ketchup.
La pizza è politica, è cultura, è tradizione, è l’orgoglio di Napoli, la creatività di Roma, il comfort food delle pizzerie di provincia, il lusso dei ristoranti dove una Marinara costa quanto un volo low-cost.
Eppure, nonostante i suoi mille volti, la pizza resta semplice.
Un disco di impasto, pomodoro, mozzarella e magia che bon ha bisogno di grandi discorsi, di strategie di marketing, di fronzoli, la pizza sa chi è, non deve dimostrare nulla a nessuno.
Quindi domani, messa da parte la dieta, dimenticati i piani detox post-feste natalizie, ci si conceda l’unico peccato di cui non ci si pente mai. Che sia tonda, al taglio, gourmet o congelata domani si festeggia perché la pizza non è soltanto un pasto, ma è un atto d’amore.