Questa settimana, Marco Patania ci porta ad esplorare l’ex polveriera di Taino, dove leggende locali narrano che di notte si possono ancora sentire urla e lamenti delle vittime della grande esplosione del 27 luglio 1935, nella quale morirono 35 persone.
Buona visione!
“La ex polveriera di Taino, in provincia di Varese si trova su una collina poco prima di Angera ed occupa una superficie di quasi 700.000 metri quadrati, tutto un versante della collina stessa.
La ditta venne fondata nel 1907, con l’intenzione di costruire una fabbrica per la produzione di polvere da sparo.
I primi depositi per gli esplosivi furono costruiti nel 1913 e nel 1914, dopo essere stata acquisita dalla ditta francese Davey Bickford Smith poco prima dell’inizio della prima Guerra Mondiale, cominciò la produzione di micce e capsule detonanti.
All’inizio la produzione era modesta e anche il numero di addetti non andava oltre le 50 unità.
Ma dopo la fine della Grande Guerra, con l’ingresso nella proprietà di grandi aziende del settore, l’attività aumentò: micce rapide, micce lente e micce detonanti, munizioni di diverso calibro e soprattutto proiettili antiaereo e anticarro.
Tra la prima e la seconda Guerra Mondiale, la ditta si espanse fino ad occupare tra i 1500 e i 2000 dipendenti.
Nel 1935 la ditta assunse il nome di Società Generale Esplosivi e Munizioni (SGEM), con depositi e stabilimenti in varie parti d’Italia.
Il 27 luglio di quell’anno avvenne un gravissimo incidente, il più grave nella storia dello stabilimento: alle 14.35 saltò in aria il reparto imballaggio.
L’opinione degli esperti e degli operai fu che lo scoppio poteva essersi originato nella zona dove si svolgeva la lavorazione più pericolosa, cioè la rifinitura e l’avvitamento delle cariche esplosive.
Da lì, l’esplosione si propagò in tutto il reparto.
Nell’incidente morirono 35 persone, tre uomini e trentadue donne.
Leggende locali raccontano che di notte si possono ancora sentire le urla e i lamenti di chi morì quel giorno.
Durante la Seconda Guerra Mondiale la polveriera era talmente importante che il comando tedesco, per proteggerla, allestì anche un distaccamento di oltre 200 militari.
Nel dopoguerra la polveriera continuò la sua attività.
Nel 1952 fu acquistata dalla Montecatini e nel 1969 entrò a far parte del gruppo Montedison.
Purtroppo la produzione era sempre meno, e i costi aumentavano, fino a quando la polveriera venne chiusa, a mezzanotte del 25 novembre 1972, dopo oltre 60 anni di attività.
Tra il 1974 e il 1975 un pittore, considerato pazzo dalla gente del posto, si rifugiò qui dentro, dove diede sfogo alla sua arte e alla sua immaginazione, dipingendo tantissime pareti del complesso.
Dipinti che ormai sono difficili da ammirare, visto che tutti gli edifici sono diroccati e stanno venendo inglobati dalla vegetazione.
Nel 2004 il Comune di Taino rilevò l’intera struttura per un milione di Euro, con l’intenzione di ricavarne un grande villaggio turistico con albergo, residence, centro sportivo e ville.
Ma a causa della crisi economica, delle dimensioni eccessive dell’area e del divieto imposto dal Piano Regolatore a insediamenti commerciali di grandi dimensioni, del progetto non è stato fatto nulla.
Adesso, dopo 40 anni di abbandono, ciò che rimane sono solo edifici diroccati e capannoni sventrati, vittime delle sempre più frequenti incursioni di vandali, writer, satanisti dilettanti e appassionati di softair, attirati dai sentieri infestati di rovi, dalla vegetazione fitta e dai cunicoli.
Un altro posto storico che sarebbe potuto essere recuperato e invece è abbandonato a sé stesso, un vero peccato.”
Marco Patania