Sabato 26 marzo, anche il nostro direttore ha partecipato ad una ‘esplorazione’ del ciclo “I misteri di settenews”: nel documentario, vedrete due interessantissime chiese di Milano, che non tutti conoscono, ma che sono ricche di fascino e storia. Buona visione:
“Questa settimana non abbiamo fatto un’esplorazione “paranormale”, ma una semplice visita al un santuario molto particolare a Milano. Mentre io, Lisa e Sarah eravamo a Milano, Andrea è tornato tutto solo a Leri Cavour… naturalmente il video e le foto del suo sopralluogo li trovate su Facebook!
Ed ecco qua un po’ di note “storiche & leggendarie” sulla nostra visita, a cura di Marco Patania. Buona lettura a tutti!”
CHIESA DI SAN BERNARDINO ALLE OSSA
La chiesa di San Bernardino è situata nel cuore del Verziere, in centro a Milano. Non sembra nemmeno una chiesa, vista la facciata barocca costruita nel 1750. Più che un edificio di culto, infatti, sembra un palazzo signorile.
Nel 1145, questo posto era un cimitero dove venivano sepolti i morti del vicino ospedale.
Nel 1210, a causa dello spazio limitato del cimitero, venne costruito un piccolo ossario per contenere le ossa delle salme esumate.
Le origini della chiesa risalgono al 1268 e sono collegate alla storia dell’ospedale del Brolo che oggi non esiste più.
Nel 1642 sia la chiesa che l’ossario sono stati gravemente danneggiati dal crollo del campanile della vicina chiesa di Santo Stefano.
L’ossario è stato riparato in breve tempo, mentre la chiesa è stata ricostruita solamente nel 1750, in stile barocco e rococò, sfruttando i resti della chiesa distrutta come atrio per la nuova chiesa, su progetto degli architetti Andrea Biffi e Carlo Giuseppe Merlo.
Quest’ultimo lavorò successivamente al progetto per la guglia maggiore del Duomo.
All’interno, la chiesa ha una pianta ottagonale con due cappelle laterali e altari di marmo.
Nella cappella a destra dell’unica navata, c’è un altare barocco di marmo con una pala, opera di Federico Ferrario, che rappresenta “Santa Maria Maddalena in casa del fariseo”.
In questa cappella c’è la tomba di famiglia di alcuni discendenti, in linea materna, di Cristoforo Colombo: Pietro Antonio e Giovanni di Portogallo Colon Conti della Puela e della Veragua.
Ai lati dell’altare sono visibili gli stemmi della famiglia con il motto: “Colon diede il Nuovo Mondo alla Castiglia e al Leon”.
La tomba fu collocata qui nel 1768. Questo fa sorgere varie domande: la guida ufficiale dice “discendenti di Colombo per parte di madre” ma se il navigatore ebbe i suoi ‘umili’ natali a Genova, da dove spunta una madre portoghese?
Chi sono questi due ‘discendenti’ e perché si trovano sepolti proprio in questa piccola chiesetta milanese?
E perché nel motto si celebra solo la Castiglia e il Leon, e nessun accenno per la sua patria (l’Italia, secondo le fonti ufficiali)?
Se furono legati alla loro terra, il Portogallo, perché farsi seppellire qui?
Quale legame li unisce a Milano?
E c’entra qualcosa il dipinto della Maddalena con questi stemmi?
Tutte domande alle quali e’ impossibile dare una risposta…
Di fronte all’altare centrale, sul pavimento, c’è una griglia sotto la quale ci sono dieci scalini che portano ad una cripta, un ambiente a pianta pentagonale, con tutto attorno ventuno nicchie dove giacciono le spoglie dei confratelli “Disciplini”, che edificarono ed ornarono l’ossario, avvolti nelle loro tuniche, simili a quelle dei Francescani, con le facce nascoste dai cappucci senza alcun ornamento, con solo i nomi scritti su pannelli apposti sopra alle loro teste.
Quello dei “Disciplini” era un movimento laico nato nel XII° secolo.
Rifacendosi alla prima comunità apostolica, erano costituiti da un consiglio di dodici persone.
Erano noti per portare un abito di lana dal colore naturale, un lungo cappuccio chiuso con solo due fessure per gli occhi ed in vita un cordone da cui pendeva un teschio.
Si dedicavano al culto dei morti ed all’espiazione dei peccati tramite la “Disciplina”, una piccola frusta che veniva usata nell’autoflagellazione.
Per ragioni di sicurezza e di conservazione, attualmente la cripta è chiusa al pubblico.
OSSARIO
Uno stretto corridoio sulla destra dell’ingresso permette di accedere alla cappella ossario.
Si tratta di un piccolo ambiente a pianta quadrata, impreziosito da un altare ed una nicchia con la statua della Madonna Addolorata, inginocchiata presso Gesù morto.
Le pareti sono quasi interamente ricoperte di teschi e ossa, disposti nelle nicchie, su cornicioni, pilastri e porte.
Migliaia di pezzi di ossa e teschi di individui che non sapremo mai chi siano stati, appartenenti a diversi secoli passati, sono qui raccolti.
Per lungo tempo, la tradizione ritenne che tali resti appartenessero ai martiri cristiani morti durante gli scontri con gli “eretici ariani” ai tempi di S.Ambrogio e forse è legato a questo motivo l’appellativo di ossario degli ‘Innocenti’ dato dai Milanesi a questo luogo, che per secoli fu oggetto di culto e venerazione.
Per tutti, divenne così S.Bernardino dei Morti o “alle Ossa”.
In realtà, i macabri reperti non provengono da quell’antica leggenda,ma apparterebbero a diverse persone: morti nell’ospedale del Brolo, che era attiguo; priori e fratelli che lo dirigevano; morti decapitati (condannati a morte); carcerati morti nelle prigioni (dopo che nel 1622 il loro cimitero era diventato troppo esiguo); nobili milanesi che erano stati sepolti in tombe in chiese vicine; canonici della Basilica di S.Stefano.
I teschi chiusi nelle cassette sopra la porta d’ingresso sono quelli di alcuni condannati a morte, perché ladri e omicidi.
La cappella ossario ha una volta affrescata da Sebastiano Ricci, precursore del Tiepolo, che introdusse la pittura veneta barocca a Milano.
Vi sono rappresentati un “Trionfo di anime in un volo di angeli” e la gloria dei quattro santi protettori: Santa Maria Vergine, S.Ambrogio, S.Sebastiano e S.Bernardino da Siena.
La statua di Santa Maria Addolorata, posta al di sopra dell’altare dell’ossario, è conosciuta anche come Nostra Signora Dolorosa de Soledad.
Sia il nome che l’abbigliamento ricordano che l’opera è realizzata da Gerolamo Cattaneo durante il periodo della dominazione spagnola (metà del XVII secolo).
Nel 1738 il re del Portogallo, Giovanni V, restò talmente impressionato dall’ossario che decise di copiarlo in ogni dettaglio e ordinò di costruirne uno uguale a Evora, vicino a Lisbona.
Secondo una leggenda, sulla sinistra dell’altare, in mezzo alle altre ossa, è sepolto anche lo scheletro di una ragazzina.
Il 2 novembre, la notte dei morti la fanciulla esce dal suo tumulo passando per uno stretto pertugio e trascina con sé tutti i suoi simili.
Gli scheletri ricomposti inscenano una danza macabra nel mezzo della cappella e vengono presto raggiunti anche dagli scheletri dei giustiziati, rinchiusi sopra la porta d’ingresso.
L’orribile suono delle ossa in movimento si sente anche fuori dalla cappella.
Un’altra leggenda dice che, ponendosi al centro della cappella, si ricevono influssi energetici positivi dovuti ad un pozzo sotterraneo ormai murato o ad una fonte d’acqua prodigiosa.
BASILICA DI SANTO STEFANO MAGGIORE
Nella piazza davanti alla chiesa di San Bernardino c’è un’altra chiesa più grande, quella di Santo Stefano.
E’ un’antica chiesa, le cui origini risalgono al 400 d.C., dapprima dedicata a San Zaccaria e solo successivamente, nel X° secolo, a Santo Stefano “in Brolo” (o Santo Stefano alla Porta) dal nome storico dell’area.
L’edificio fu distrutto da un incendio nel 1070 e ricostruito tra l’XI° e il XIII° secolo, assumendo forme Romaniche.
A partire dalla fine del 1500, la chiesa fu oggetto di una seria di interventi tra cui l’ampliamento dell’abside e dell’altare maggiore e il rifacimento della facciata.
A seguito del crollo avvenuto nel 1642, fu ricostruito il campanile; tra il XVIII° ed il XIX° secolo vi fu l’edificazione della sacrestia, l’ammodernamento di alcune cappelle ed il restauro dell’ordine inferiore.
Sono notevoli gli ornamenti in oro dell’altare, del pulpito e dell’organo.
Molto interessante è anche la Cappella Trivulzio, piccola cappella quadrata situata in fondo alla navata sinistra, realizzata alla fine del XVI° secolo da Giuseppe Meda.
La chiesa è famosa per la conservazione dei corpi di alcuni santi, fra cui San Carlo Borromeo, per il battesimo del pittore Michelangelo Merisi, meglio conosciuto come “Caravaggio”, avvenuto nel 1571, e per l’assassinio del Duca di Milano Galeazzo Maria Sforza il 26 dicembre 1476, giunto alla Basilica per le celebrazioni del santo patrono, che venne ucciso da quattro congiurati sotto al portico medievale di fronte all’ingresso, di cui oggi rimane solo una colonna isolata.
Il ritrovamento del certificato di battesimo del Caravaggio, avvenuto nel febbraio 2007, fra i documenti d’archivio della Basilica conservati nel Museo Diocesano del capoluogo lombardo, ha messo definitivamente fine a una lunga disputa fra gli studiosi su quale fosse la vera città natale del celebre artista.