E’ durato un’ora ieri pomeriggio, mercoledì 30 marzo, il colloquio telefonico avvenuto tra il presidente del Consiglio Mario Draghi e il premier russo Vladimir Putin. Un tentativo, anche da parte dell’Italia di affrontare il tema della pace in Ucraina e, soprattutto, del cessate il fuoco.
“Parliamo di pace. Fermi subito le armi”, ha esordito Draghi con Putin, arrivando subito al nocciolo della questione: fermare le bombe sulle città ucraine e sulla popolazione del Paese invaso più di un mese fa, ormai ridotta allo stremo.
Nel corso della telefonata Draghi ha parlato con Putin anche della questione del pagamento in rubli del gas russo, chiesto dal Cremlino, quando nel contratto delle forniture si parla di dollari o euro, e Putin avrebbe illustrato a Draghi le ragioni della sua decisione. Quindi i due hanno fatto il punto della situazione sulla guerra, dopo i negoziati di Istanbul, che dovrebbero riprendere on line domani, venerdì 1 aprile.
Da Mosca la proposta di cessare il fuoco temporaneamente a Mariupol, a determinate condizioni, per aprire un corridoio umanitario a favore dei civili in fuga. Ma il presidente ucraino Zelensky non si fida più: “Dai colloqui finora soltanto parole e niente di concreto”.