La chiamano la “vittima silenziosa della guerra”, vale a dire l’ambiente, devastato dai danni causati dal conflitto in Ucraina, arrivato al suo primo anniversario. Quando un anno fa, il 24 febbraio, la Russia ha invaso l’Ucraina, a farne le spese oltre alla popolazione è stato anche il territorio con i suoi ecosistemi, come hanno descritto nella “Mappa dei danni ambientali” le due organizzazioni Greenpeace e la Ong ucraina Ecoaction, diffusa in questi giorni.
I dati che tracciano sui luoghi interessati dal conflitto gli impatti ambientali della guerra, sono stati ricavati anche dalle immagini satellitari: dall’avvio degli scontri sono state danneggiate circa il 20% delle aree naturali protette dell’Ucraina, quindi 30 milioni di ettari di foreste. Altri 450mila ettari si trovano nelle zone occupate dove si spara ancora, e dove si abbandonano le carcasse dei mezzi militari e le armi esauste.
La guerra ha causato l’inquinamento del suolo per il rilascio di liquami tossici, ma anche l’aria è contaminata in seguito ai bombardamenti e agli incendi. Nell’atmosfera sono state rilasciate sostanze chimiche dagli effetti micidiali, che annientano la vegetazione e gli animali, minacciando anche la salute delle persone. A terra rimane il ferro, insieme al rame e allo zolfo delle munizioni: un danno grave per i terreni e per le falde acquifere sotterranee.
Le due organizzazioni ambientaliste hanno chiesto formalmente a Kiev e alla Commissioen Europea di istitutire un fondo per l’ambiente devastato dal conflitto, che ha una ragione in più per essere fatto smettere al più presto.