Serve convocare al più preso un tavolo di filiera, dopo il crollo del 25% del raccolto di riso in Italia: è quanto suggerisce la Coldiretti in queste ore.
La produzione italiana di riso sta registrano un crollo tra il 20 e il 25%, a causa dell’andamento climatico avverso, cui si è aggiunta una crescita esponenziale dei costi di produzione per effetto dei rincari nei prezzi dei carburanti e mezzi tecnici, fertilizzanti in primis.
E’ quanto emerge dal primo bilancio della Coldiretti che chiede al Ministero delle Politiche Agricole la convocazione urgente di un tavolo di filiera, per individuare misure che possano salvaguardare un settore che vede l’Italia leader in Europa.
“Gli aumenti dei costi di produzione stanno mettendo in serio pericolo l’intero comparto risicolo nazionale, e l’economia di un settore che con 226.800 ettari coltivati quest’anno e 4mila aziende agricole, che raccolgono 1,50 milioni di tonnellate di risone all’anno, rappresenta circa il 50% dell’intera produzione Ue, con una gamma varietale unica e fra le migliori del mondo e una qualità del prodotto che anche quest’anno si è confermata ottima nonostante i problemi causati dal maltempo”, spiegano dalla Coldiretti.
A preoccupare è anche il fatto che il 18 gennaio 2022 scadrà la clausola di salvaguardia, la misura della Commissione Europea che ha eliminato la facilitazione del dazio zero sull’import di riso indica dalla Cambogia e dal Myanmar nell’ambito del regime EBA (tutto tranne le armi). Facilitazioni che, peraltro, sono state sospese solo per la varietà di riso indica, mentre per la japonica hanno continuato a rimanere attive, nonostante le violenze verificatesi nel Myanmar in seguito al golpe militare: come si legge in una nota, “una vera e propria invasione di prodotto asiatico a basso costo e scarsa qualità è dunque attesa, se non si troveranno soluzioni atte a riconfermare la clausola di salvaguardia o per includere il riso nell’elenco dei prodotti riassoggettati a dazio”.
In pericolo non è soltanto l’economia, ma lo è anche l’occupazione per oltre diecimila famiglie tra dipendenti e imprenditori, impegnati nell’intera filiera, ed anche la tutela dell’ambiente e della biodiversità.
In Italia sono duecento i tipi di riso riconosciuti nel registro nazionale delle varietà, come Carnaroli, Arborio, Vialone Nano: molti hanno fatto la storia della risicoltura italiana.