In attesa della cosiddetta “fase 2”, dell’emergenza da Coronavirus, che ci si augura possa avere inizio dai primi di maggio, tanti sono gli interrogativi legati al settore del turismo, uno dei più importanti per l’economia del Paese e, inevitabilmente, uno dei più penalizzati insieme a spettacolo e cultura.
Ci sarà purtroppo un calo pressoché totale delle prenotazioni dall’estero, ma come potranno muoversi verso le località turistiche nazionali, i cittadini italiani?
Da Nord a Sud, tutte le regioni interessate dai grandi centri balneari e montani così come dal turismo d’arte e culturale, stanno iniziando a cercare soluzioni sostenibili e sicure per salvare la stagione che potrebbe subire grosse perdite, in termini economici, e soprattutto di posti di lavoro.
Una fantasiosa proposta in questi giorni di un’azienda modenese, produttrice di plexiglass, ha fatto parecchio discutere ed è stata contestata dai lavoratori del settore: si tratterebbe di installare sulle spiagge dei box distanziati, realizzati nell’apposito materiale trasparente, isolando così bagnanti e ombrelloni.
Una proposta irrealizzabile secondo Mauro Vanni, presidente della Cooperativa Bagnini Rimini Sud che riunisce la gran parte degli stabilimenti balneari della città romagnola, che ritiene improponibile chiudere le persone dentro un box di plexiglass, sotto il sole in estate quando ci sono 40 gradi.
Tra le varie proposte allo studio del settore ci sarebbero anche tunnel igienizzanti attraverso cui le persone potrebbero passare, spruzzate da disinfettante.
Nel caso dei soggiorni al mare, tra le questioni da risolvere c’è soprattutto la distanza da tenere tra gli ombrelloni, la sanificazione di docce, toilette e cabine, l’utilizzo delle aree giochi per i bambini, gli spazi sportivi (beach volley o tennis da tavolo) servizi come i pedalò, i wind-surf o le scuole di nuoto.
E come si potrà affrontare la situazione negli alberghi, con le sale da pranzo e i servizi comuni come la piscina?
Chi ha una seconda casa di proprietà sarà sicuramente avvantaggiato, ma chi affitta per le vacanze vedrà calare, come per tutto il settore, la possibilità di ottenere entrate da quest’attività.
E ci sarà anche da ragionare molto sul fatto che molte aziende non hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali, mettendo in ferie i propri dipendenti, che potranno trovarsi a lavorare nei mesi estivi per recuperare i due mesi di fermo, o attività che rischiano anche di non poter riaprire perché messe in ginocchio dal forzato lockdown.
A rischio nel settore del turismo davvero una grandissima fetta di popolazione, impegnata direttamente o nell’indotto, rappresentato da agenzie di viaggi, bar, pizzerie, ristoranti, agriturismo, b&b, personale d’albergo stagionale, bagnini e molto altro.
Silvia Ramilli