Importantissima seduta di giunta il 18 novembre a Busto Arsizio, che ha approvato il piano di recupero dell’ambito di trasformazione “ex Calzaturificio Borri”.
Si tratta, ovviamente, di un ulteriore importantissimo passo sulla base della deliberazione già recentemente approvata in Consiglio comunale che adotta ufficialmente lo strumento attuativo prescelto, e cioè il piano di recupero di iniziativa pubblica, strumento preferito per rendere più efficace la realizzazione degli obiettivi che l’Amministrazione ha inteso far propri con l’atto consiliare.
Contestualmente la giunta ha anche promosso per il prossimo Consiglio del 26 novembre anche la nuova e definitiva riformulazione della convenzione urbanistica relativa al programma integrato di intervento di piazza Vittorio Emanuele II, così come ha promosso, per la definitiva approvazione, le controdeduzioni alle osservazioni pervenute relative alla realizzazione del campus sportivo di Beata Giuliana, altro fondamentale passaggio per il definitivo rilancio della zona già oggetto nei giorni scorsi degli interventi pubblici relativi a parcheggi, illuminazione e marciapiedi. Ciò consentirà anche il decollo del progetto risultato vincitore del bando pubblico, più comunemente noto come palaghiaccio e dintorni. Nella stessa seduta di giunta, è stato perfezionato e deliberato il nuovo testo della convenzione tra il Tribunale di Busto Arsizio, tutti gli uffici giudiziari e il Comune, alla luce delle nuove disposizioni di legge e della convenzione quadro stipulata tra ministero ed Anci.
Fatto altrettanto, se non ancor più, significativo, la giunta ha promosso per il Consiglio del 26 il primo atto ufficiale che dà concreta attuazione agli accordi dell’ultima assemblea di Accam, traducendo in delibera consiliare lo spegnimento del termovalorizzatore di via Arconate entro e non oltre il 31 dicembre 2017, l’avvio delle procedure per garantire la vita di Accam con il nuovo scenario, la salvaguardia occupazionale indotta all’interno della società unica dalla raccolta allo smaltimento e, in particolare, l’approvazione del nuovo contratto a garanzia del raggiungimento di tutti gli obiettivi sopra richiamati. Un passaggio che conferma la determinazione e la coerenza dell’Amministrazione comunale di Busto all’interno di un percorso che, in attuazione di una più ampia politica regionale, dovrà anche presto consentire la riattualizzazione dell’allora stipulato accordo di programma con Regione e Provincia.
Ultimo, ma non ultimo, all’interno di questo percorso che, ricordiamo, consentì la restituzione e la realizzazione in località Borsano della costruzione della Casa della Salute, oggi completamente operativa, la giunta ha anche formalmente assunto la deliberazione di intitolazione della Casa della Salute medesima a Giuseppina Cattaneo, detta Cumarina, levatrice di Borsano all’inizio del 1900.
Hanno completato le deliberazioni oggi approvate determinazioni relative all’ottimizzazione dei servizi di sosta a pagamento, della segnaletica stradale orizzontale e verticale e una ridefinizione del piano esecutivo di gestione, in coerenza con la variante l’altro ieri approvata in Consiglio comunale.
Di seguito alcune informazioni sulla Cumarina, tratte da un articolo comparso nel 2013 su Empatia, periodico della parrocchia di Borsano.
Giuseppina Cattaneo, nata a Rovellasca nel 1881, si diplomò levatrice l’8 luglio 1911 alla Scuola di Ostetricia di Milano (Istituti Clinici di Perfezionamento) diretta dal prof. Luigi Mangiagalli. Fu assunta dal Comune di Sacconago per occuparsi della condotta di Borsano che era rimasta scoperta a causa delle dimissioni per malattia di Adelaide Clerici, sua compaesana. L’assunzione ad interim avvenne ai primi di maggio del 1911 (essendo malata, iniziò a lavorare il 14) e divenne definitiva il 23 luglio, anche grazie alla petizione che 63 donne avevano inviato al Sindaco il 23 giugno. Per le stesse ragioni le era stato attribuito il gentile soprannome di Cumarina (diminutivo di cumà, levatrice).
Operò a Borsano nei difficili anni della guerra, quando anche suo marito era al fronte, e dovendo occuparsi (con l’aiuto dei suoceri, che però abitavano a Sacconago) della figlia Lydia, nata il 24 luglio 1915. Per il parto, si era assentata dal lavoro solo tre giorni prima, e rientrò in servizio dopo due settimane.
Nel 1918 fu vittima, con la bambina, dall’epidemia di influenza spagnola, e fu costretta a lasciare il servizio per un mese. Cessata la guerra, quando si stava tornando alla normalità, il 22 luglio 1919 presentò le dimissioni: non riusciva più a conciliare l’obbligo di residenza a Borsano con gli impegni famigliari a Sacconago, dove il marito aveva il laboratorio di sartoria. Per di più, il marito era tornato dalla guerra con dei problemi di salute, a causa delle ferite riportate in combattimento. Una nuova petizione delle donne borsanesi invitò il Comune a respingere le dimissioni. La Giunta cercò di temporeggiare, ma alla fine dovette cedere: il 23 novembre 1919 la Cattaneo assisté all’ultimo parto e si ritirò a Sacconago. In otto anni e mezzo assistette alla nascita di qualche centinaio di bambini, e fu al fianco, praticamente, di tutte le donne borsanesi durante e dopo la gravidanza. Per ragioni professionali collaborò sempre strettamente con il medico condotto e con le autorità comunali, in particolare con l’ing. Giacomo Ragazzini, prima Consigliere Comunale di Sacconago e poi Sindaco di Borsano, del quale frequentava la casa, la villa Rasini (Porta Bèla).