Si è conclusa, almeno per il momento, con lo sfratto eseguito ieri a Monza, in via Sant’Albino, la vicenda dell’imprenditore Sergio Bramini che, dopo il fallimento della sua attività di smaltimento rifiuti, ha dovuto lasciare la sua casa, unica proprietà rimastagli, nonostante lo Stato gli debba ancora riconoscere 4 milioni di euro a credito.
A nulla sono valse le proteste di numerose persone, che si sono strette attorno a Bramini e alla sua famiglia, gridando al torto.
La casa di Bramini è stata sigillata, e nel pomeriggio l’uomo è stato anche colto da un malore per l’epilogo devastante della propria vicenda personale.
Come avrebbe riferito l’imprenditore, stando alle fonti che hanno seguito da vicino la giornata dello sfratto, si è trattato di un braccio di ferro tra le istituzioni: lo Stato e la Magistratura. Bramini ha sempre dichiarato di essere fallito per colpa dello Stato, per non aver ricevuto in tempo alcun sostegno economico, che gli era peraltro dovuto.
Nessun aggiornamento su quello che sembrava l’assegno da parte dello Stato in arrivo proprio ieri.