Mentre si lavora ancora incessantemente in Emilia Romagna per riparare ai danni provocati dall’alluvione dei giorni scorsi, che ha causato frane e allagamenti, nonché la morte di quindici persone sorprese dalle piene improvvise di fiumi e torrenti, si guarda alla possibilità di recuperare le acque per i periodi di siccità. Un passaggio importante, sempre più necessario, come lo ritengono tale gli esperti dei cambiamenti climatici.
Ma bisognerà pensarci seriamente, o adottando sistemi dall’efficacia certa, perchè al momento in Italia soltanto l’11% dell’acqua piovana è raccolto: il resto si disperde, nel terreno, nelle fognature, in mare. Così ogni volta che piove, e magari anche tanto, il Paese non è ancora pronto a recuperare e conservare le acque in esubero, e c’è chi parla di “occasioni mancate” contro la siccità.
Vero è che in Emilia Romagna i canali di raccolta delle acque piovane, gestiti dai consorzi di bonifica, non hanno potuto reggere nei giorni scorsi la portata d’acqua di ben cinque fiumi esondati.
Tra i progetti per il recupero dell’acqua c’è il ripristino delle funzionalità degli antichi canali e di fossati usati in agricoltura, mantenuti efficienti e puliti, in grado di contenere le piene dei fiumi e conservare l’acqua. Il recupero di una rete idrica minore ma di grande capacità di invaso, se opportunamente utilizzata.