La situazione rimane preoccupante e l’allerta alta: il personale medico negli ospedali milanese ha registrato 6mila e 961 aggressioni soltanto nei primi sei mesi del 2023. Lo raccontano i risultati di un’indagine condotta nelle scorse settimane dall’ Agenzia di controllo del Sistema socio-sanitario lombardo. E nel dossier pubblicato in questi giorni il fenomeno sembra anche in crescita, dal 2021, con 13.332 aggressioni, e 11.508 nel 2022.
Al centro delle aggressioni, in particolare, finiscono medici e infermieri che lavorano nelle strutture ospedaliere ma anche nei laboratori di analisi e nelle ATS, da parte dei pazienti, ma più spesso da parte dei familiari degli stessi. Le violenze sono date da insulti, minacce, spintoni, che avvengono soprattutto nei Pronto soccorso, quindi nei reparti psichiatrici.
Una situazione che sta diventando sempre più grave, e che ha reso necessario adottare misure di sicurezza. Così medici e infermieri possono chiamare le Forze dell’ordine con un collegamento diretto e immediato, oppure contare in alcune strutture sulla nuova figura del caring nurse, un operatore che aggiorna costantemente i familiari dei ricoverati, per mantenere tra loro la calma.
Tuttavia, sul fronte dei pazienti e dei parenti in attesa fuori dalle sale mediche, non è raro che si raccolgano testimonianze di medici ed infermieri pressocché assenti, o lontani dal fornire indicazioni a chi si trova in un momento di difficoltà, fisica e psicologica.
Il mettersi nei panni degli altri risulta ancora molto difficile da tutte le prospettive.