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Addio a Mariolino Corso bandiera della “grande” Inter

(Foto da web - Wikipedia)

Si è spento ieri, sabato  20 giugno, Mario Corso, indimenticato calciatore dell’Inter, ricoverato da alcune settimane, che ha perso la sua battaglia più importante, al quale il mondo del calcio rende omaggio in queste ore, sapendo che da oggi lo sport sarà un po’ più povero dei valori che un grande atleta del passato, come Corso, ha saputo regalare.

Mario Corso era di origine veneta, un veronese tutto estro e passione approdato a Milano nel 1957 per rimanere quindici stagioni con la maglia nerazzurra, alla corte del “mago” Helenio Herrera, vincendo tutto ciò che allora era possibile vincere.

Classe 1941, Mariolino, come era affettuosamente chiamato negli ambienti sportivi, era un giocatore particolare, un mancino dotato di un tiro micidiale, la cosiddetta “foglia morta” che imprimeva al pallone improvvisamente un cambio di traiettoria spiazzando il portiere.

Un fisico più da “impiegato” che da sportivo, come ironicamente spesso sottolineava Gianni Brera, abituato più a far correre il pallone piuttosto che le proprie gambe, abitudine che sempre Gianni Brera evidenziava con la frase “Corso”, “participio passato del verbo correre”, senza nulla togliere comunque alla grinta e alla combattività dimostrate dal giocatore in campo.

Con la “Grande Inter” del presidente Angelo Moratti, giocò 514 partite, vincendo quattro campionati nazionali, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali.

Dell’Inter fu anche allenatore nel 1985 sostituendo in corsa l’allenatore esonerato e portando la squadra al sesto posto nella stagione ’85-’86.

Gentile, elegante, un signore d’altri tempi esponente di quel mondo dello sport vero e genuino che portò Inter e Milan dal Dopoguerra in avanti ad essere il sogno di tanti ragazzi che vedevano nel pallone un motivo di riscatto.

Non altrettanto fortunata fu invece la sua carriera in nazionale, dove però al termine della partita Israele-Italia del 1961, anno del suo esordio con la maglia azzurra, il tecnico israeliano Gyula Màndi di lui disse “Siamo stati bravi ma ci ha battuto il piede sinistro di Dio” soprannome che lo accompagnerà per tutta la sua carriera.

Carlo Tagnin suo compagno di squadra nella storica formazione di Herrera di lui diceva “quando Suarez era in forma eravamo sicuri di non perdere, quando era in forma Corso eravamo sicuri di vincere”.

S. R.

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